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L'ultima casa a sinistra
E’ il secondo lungometraggio diretto dal greco Dennis Iliadis, con alle spalle il drammatico "Hardcore", del 2004, ma, soprattutto, è il rifacimento di quel "L’ultima casa a sinistra" che, evidentemente ispirato al bergmaniano "La fontana della vergine", raccontò nell’ormai lontano 1972 l’atroce vendetta di una coppia nei confronti del quartetto responsabile dello stupro e dell’uccisione della figlia Mari e di una sua amica.
Un rozzo ma efficace rape & revenge che, presto trasformatosi in cult-movie, segnò l’esordio nel campo dell’horror per il futuro papà di Freddy "unghie lunghe" Krueger Wes Craven, anche tra i produttori di questo remake che vede Sara Paxton e Martha MacIsaac nei panni delle due giovani protagoniste e Tony Goldwin e Monica Potter in quelli dei genitori della prima; mentre, affiancati da Riki Lindhome e Spencer Treat Clark, sono Garret Dillahunt e Aaron Paul a concedere anima e corpo ai violenti Krug e Francis, a partire dall’iniziale evasione con omicidio che nella pellicola originale veniva testimoniata soltanto dalle parole dei notiziari.
D’altra parte, come c’era da aspettarsi, le differenze principali tra il film di Iliadis e quello di Craven vanno ricercate in ciò che il nuovo budget hollywoodiano ha concesso di aggiungere a quella che venne concepita come povera produzione da 90000 dollari circa.
Quindi, mentre il regista sfoggia una notevole cura estetica attraverso l’introduzione di affascinanti immagini (una delle migliori è quella della ragazza che galleggia nell’acqua dopo essere stata violentata) e classici accorgimenti che, tra pioggia incessante e luci che si accendono ad intermittenza, provvedono ad enfatizzare la necessaria, tetra atmosfera, la sua rilettura si presenta sufficientemente fedele al capostipite.
Con la tensione che, soprattutto nella seconda parte, sale lentamente e in maniera adeguata, anche se l’aumento di dettagli splatter non permette paradossalmente all’insieme di trasmettere i livelli di crudezza enfatizzati da ciò che nel 1972 venne per lo più suggerito.
Fino ad un epilogo che, seppur consono al cinema di paura del nuovo millennio, spesso basato sull’esagerato effetto di trucco, non manca di assumere grotteschi connotati, in quanto posto in coda ad un’operazione la cui tematica di fondo rimane purtroppo sempre attuale e tristemente legata al quotidiano vivere.
La frase:
- "Vuoi sentire cosa ho fatto a Mari? Scommetto di sì, pervertito. Vuoi sentire quanto ha resistito la tua reginetta?"
- "Voglio sentire come mi supplichi!"
Francesco Lomuscio
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