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La siciliana ribelle
Prima di questo debutto nel lungometraggio di finzione, due documentari: "Diario di una siciliana ribelle" e "Il Fantasma di Corleone" (il secondo, sul boss Bernardo Provenzano, uscito in sala 10 giorni prima del suo arresto). Prosegue nell’impegno contro la mafia il regista Marco Amenta - che nello sconforto aveva lasciato la nativa Palermo dopo le stragi costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino - restando legato in particolare alla figura di Rita Atria, uno dei simboli della lotta a Cosa Nostra. Ma se il primo lavoro (vincitore di 21 premi internazionali, trasmesso da 30 televisioni nel mondo) dedicato alla coraggiosa 17enne collaboratrice di giustizia era basato su scritti privati, deposizioni processuali e interviste, il cineasta ne "la Siciliana ribelle" (da lui co-sceneggiato, prodotto con la Eurofilm - società creata insieme alla sorella Simonetta – e diretto) si distacca da cronaca e personaggi reali per intrecciare tra loro più riferimenti provenienti dalla propria esperienza personale.
Tutti attori non professionisti siculi, per un’opera che ripercorre con partecipato affetto la sofferta trasformazione della figlia di un boss di Partanna circondata dalla guerra (nel paese lo scontro tra clan provocò 16 morti nel triennio 89-91), maturata presto ("sono cresciuta più in fretta del tempo, e a detta di chi mi stava vicino avevo giudizio da vendere") e passata dalla parte della Legge. Non solo le testimonianze che rese contribuirono a numerosi arresti e all’apertura dei maxi-processi, ma la piccola donna prese anche coscienza dei crimini dell’amato padre, assassinato al pari del fratello. Ciò la portò, rinnegata dalla madre, alla solitudine.
Seppur col ricorso a concessioni sentimentali (in verità la Cupola la fece lasciare dal fidanzato, in seguito incarcerato proprio grazie alle rivelazioni di lei, e inoltre è difficile pensare - dentro un programma di protezione – a supposti incontri con un altro coetaneo), il racconto e la protagonista emozionano, consegnando un ritratto molto umano - pessimista e allo stesso tempo sognatore – e un’alta lezione civica.
La frase: "Forse non esiste un mondo migliore, ma chi ci impedisce di sognarlo?".
Federico Raponi
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