L'antidoto
Dopo aver visto Una top model nel mio letto (2006) di Francis Veber, verrebbe spontaneo pensare che i francesi gradiscano in particolar modo le commedie che vedono protagonisti comuni mortali coinvolti nelle faccende private di politici, o, comunque, pezzi grossi della società. Non a caso, a riconfermare questo pensiero contribuisce ora L'antidote di Vincent De Brus, lungometraggio in realtà un anno più vecchio di quello di Veber, che solo ora, grazie alla Millennium Storm, vede la luce delle sale cinematografiche italiane con il titolo L'antidoto. E chi asserisce che ormai non esiste più nulla che non sia stato raccontato sul grande schermo sarà costretto a ricredersi, perché il folle script per mano di Arnaud Lemort ed Eric e Jacques Besnard tira in ballo l'originale vicenda del brillante uomo d'affari Jacques - Alain Marty, con le fattezze di Christian Clavier (Asterix e Obelix contro Cesare), carismatico boss di uno dei maggiori gruppi industriali francesi che, in procinto di portare a termine il più grande accordo della sua carriera, si trova improvvisamente in preda ad attacchi di panico che sfociano in un'atroce balbuzie, il cui antitodo, secondo uno psichiatra, potrebbe essere identificabile in un oggetto, un animale, un odore o qualsiasi altra cosa. Infatti, è in presenza dell'umile contabile André Morin, interpretato dal compianto Jacques Villeret (La cena dei cretini), rappresentante riconosciuto dei piccoli investitori, che Jacques - Alain sembra perdere l'ansia e riacquistare loquacità e carisma; e se l'uomo non è l'agognato antidoto, rappresenta sicuramente la giusta strada per scoprirlo. Con questi presupposti, iniziano quindi 107 esilaranti minuti, ottimamente sostenuti dai due protagonisti, i quali, se in un primo momento spingono lo spettatore a storcere il naso, si rivelano con il trascorrere del tempo portatori di un godibilissimo spettacolo che, infarcito anche con funzionali personaggi di contorno (vedasi la Andrée interpretata da Annie Grégorio), decolla in maniera progressiva, mentre sempre più stabile diventa la vita di André in casa del businessman. Certo, per poter apprezzare realmente le divertenti distorsioni verbali attuate da Jacques - Alain (ad esempio, buongiorno diventa nella sua bocca cionporno) sarebbe opportuno visionare la pellicola nella sua versione originale, ma, tra doppi sensi ed equivoci, l'allegorico incontro - scontro tra capitalismo (Jacques - Alain) e comunismo (André) regala non poche occasioni per sprofondare in sane risate, dalla sequenza nella sauna ai momenti in cui vediamo i "poveri" aristocratici alle prese con una pietanza assai lontana dal loro amatissimo caviale: la trippa!

La frase: "Si può prendere un pesce grosso usando un singolo piccolo verme".

Francesco Lomuscio

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