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L'amore fa male











Mirca Viola approda alla regia con "L’amore fa male".
Primo interessante debutto di Mirca Viola, scritto nel 2007 ma realizzato nel 2011. Una figura, quella della Viola, che non arriva dal nulla, bensì da anni passati dietro la macchina da presa, al fianco di autori del calibro di Piscicelli e Ferrara. Un impianto innegabilmente classico che ospita carrellate, zoom e movimenti di macchina che sembrano venire direttamente da una tradizione più moderna, di cui Piscicelli è grande maestro. Un complesso intreccio di personaggi, numerosi e tutti collegati da passioni più o meno segrete; il filo conduttore che unisce tutte le figure, è l’insoddisfazione che spinge a cercare qualcosa al di fuori della propria coppia. Quest’insoddisfazione è ciò che ha più interessato la regista e che l’ha spinta a scrivere questa storia di amori che non soddisfano, che lasciano desiderare qualcos’altro, e il messaggio della Viola sembra quello di mostrare come questi cambiamenti non siano semplici, ma comportano invece, sofferenza. L’amore, dunque, fa male sia a chi lo perde, sia a chi intraprende una nuova strada.
Massimo è un affermato avvocato romano in crisi con la moglie e da otto anni porta avanti una relazione con l’attrice disoccupata Germana, per la quale acquista un appartamento in cui la donna vive con la figlia Monica; Elisabetta, giovane medico, è sposata con Aldo che decide di troncare il matrimonio per seguire la sua indole omosessuale, da sempre repressa; l’immobiliare Gianmarco incontra Germana e iniziano una relazione, chiaramente all’insaputa di Antonia, la moglie di lui. In occasione del matrimonio dello zio di Elisabetta, le tre coppie (unite da legami di conoscenza e amicizia) trascorrono qualche giorno in Sicilia, in cui i punti nevralgici di ognuno dei tre rapporti compromessi verranno affrontati e tutte le verità verranno a galla.
Un esordio non facile dal punto di vista economico e produttivo: un budget ristretto e sei settimane per girare pongono forti limiti entro i quali, però, regista e attori hanno dato prova di sapersi muovere molto bene. La regia e la fotografia (di Fabrizio Lucci) sono i punti forti di questa pellicola, assolutamente degna di nota. Nel complesso, si può considerare davvero un buon inizio per un’autrice che afferma di voler continuare sulla strada della regia, quella cioè che ha sempre voluto percorrere fina da bambina, e che ora non ha intenzione di lasciare.

La frase:
"Gli dei ci hanno separato dalla nostra casa, ma un dio ora ci spinge verso una sorte migliore".

a cura di Fabiola Fortuna

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