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La meglio gioventù
Tra le poche opere cinematografiche italiane presentate a Cannes 2003, la più convincente è paradossalmente un film TV che avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere tra i lungometraggi del concorso ufficiale. Invece, "La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana si ritrova, in modo poco riguardoso, nella sezione "Un Certain Regard". Il film, di oltre sei ore, intenso, bellissimo, con un cast tutto italiano e di mirabile bravura, si potrà apprezzarlo su RaiDue, forse, a settembre.
Con un titolo che è un omaggio ad una raccolta di poesie friulane di Pier Paolo Pasolini, "La meglio gioventù" racconta la storia di una famiglia italiana dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri, attraverso le vicende di due fratelli Nicola e Matteo, entrambi studenti universitari che, nel corso del tempo, faranno scelte di vita molto dissimili: il primo diverrà uno psichiatra contrario ai trattamenti manicomiali dell'epoca, il secondo, non riuscendo ad aiutare e amare Giorgia, una ragazza difficile e disturbata, entra in polizia e abbandona definitivamente gli studi.
Il regista tratteggia con rara maestria le psicologie dei due personaggi principali,Nicola (uno straordinario Luigi Lo Cascio) solare, allegro, perpetuamente entusiasta della vita, uno che attraversa la storia italiana con spirito positivo, non accorgendosi delle trasformazioni che avvengono nella compagna di una vita, Giulia e in generale nelle persone che lo circondano; Matteo invece è incapace di amare se stesso, si tormenta per i suoi talenti di artista non sfruttati, attraversato da una smania autodistruttiva e dall'impossibilità di costruirsi una vita sentimentale concreta, un uomo in fuga (il quasi sconosciuto Alessio Boni lo interpreta in modo magistrale, una performance recitativa che ha del miracoloso...). Tullio Giordana costruisce una saga familiare alla pari di Ettore Scola in "La famiglia", addirittura c'è il calco di una scena presa di peso da "Rocco e i suoi fratelli" di Visconti che non riveleremo. Per capire gli anni di piombo o i movimenti giovanili, la corruzione politica degli inizi anni Novanta, i problemi operai serve più questo film "monstre" che qualsiasi manuale di storia contemporanea.
Vincenzo Mazzaccaro
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