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L'amante inglese
Uno sparo sordo e misterioso. Inizia così il 9° lungometraggio – accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Toronto - della misconosciuta regista francese Catherine Corsini, che mette in scena un ritratto tutto al femminile su una donna che ha deciso di prendersi con la forza una nuova vita.
Suzanne (Kristin Scott Thomas), lasciata l’Inghilterra molto giovane, vive a Nimes con i due figli adolescenti e con il marito, un abbiente e tradizionalista medico francese. Il matrimonio ormai procede per inerzia: solo l’affetto per i ragazzi e l’obbligo morale di onorare il sacramento tengono in piedi una storia in cui la protagonista si sente anche oppressa dal contesto borghese di riferimento, a tal punto da provare quasi repulsione nei confronti del coniuge.
Forse è per questo che quando nella sua quotidianità convenzionale e ordinata conosce Ivan (Sergi Lopez), un operaio spagnolo appena uscito di prigione incaricato di ristrutturarle lo studio, perde letteralmente la testa; dapprima una birra rinfrescante nel mezzo del torrido pomeriggio lavorativo, poi un fatale quanto bizzarro incidente innescano le situazioni che fanno scoccare la scintilla fedifraga.
Suzanne confessa presto a suo marito Samuel (Yvan Attal) che è innamorata del rude manovale e che con lui ha fatto l’amore. Le consuetudini perbeniste dell’uomo vacillano e scaturiscono liti furibonde, mentre la donna può fuggire dalla patinata gabbia domestica e finalmente liberarsi alla passione e all’aspirazione di ritrovare la felicità.
Suzanne ora è raggiante: ha recuperato il sorriso non appena abbandonato il dorato tetto maritale per approdare alla dimessa dimora di Ivan. Adesso si sente energica e desiderata come non le succedeva da lungo tempo.
Sarebbe un bel lieto fine, ma bisogna fare i conti con la rabbia e il risentimento di Samuel che mette in campo le sue influenti conoscenze in città per ostacolare i progetti della nuova coppia; Suzanne e Ivan si ritrovano presto senza lavoro e devono gestire una situazione che mette in discussione i loro sogni d’amore.
La donna rivendica i diritti di moglie e mamma, quindi appoggiata dal figlio decide di appropriarsi di una parte di ciò che le spetta, anche con il rischio di sembrare una ladra. A questo punto, come nel peggiore dei suoi incubi, per una serie di circostanze si ritrova costretta a fare rientro nella bella ma gelida casa matrimoniale. L’amore tramonta o trionfa? Fermarsi o partire? Una scelta va comunque fatta.
"L’amante inglese" è un film che racconta la drammatica normalità di un rapporto coniugale usurato e riflette sul ruolo etico e sociale della donna nella coppia contemporanea, e lo fa con mestiere e ammirevole attaccamento rappresentando la storia con rigore psicologico e un buon pathos.
Tuttavia, nel corso della pellicola si possono notare diverse ingenuità narrative e qualche passaggio stilistico a vuoto che ne compromettono il risultato finale, che comunque rimane più che sufficiente.
Degni di citazione: le musiche non originali scritte da Delrue e Duhamel per alcuni film di Truffaut ("Finalmente domenica" e "La signora della porta accanto" per il primo, "La mia droga si chiama Julie" per il secondo), la fotografia delicata di Agnès Godard, e soprattutto l’interpretazione straordinaria di una malinconica e determinata Kristin Scott Thomas.
La frase: "[Suzanne a Ivan]: "Quando sto con te diventa tutto bello"".
Nicola Di Francesco
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