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La leggenda di Bagger Vance
Redford torna alla regia dopo "L'Uomo che Sussurrava ai Cavalli" e sinceramente sarebbe meglio che continuasse a dedicarsi soprattutto all'organizzazione del "Sundance Festival" ed alla produzione del cinema indipendente americano, cosa in cui eccelle, piuttosto che alla creazione di terribili polpettoni sentimentali.
Rannulph Junah (Matt Damon / Il Talento di Mr. Ripley), è una grande promessa del golf, la cui carriera è stata interrotta dalla guerra. Traumatizzato dagli orrori vissuti decide, semplicemente, di smettere di vivere abbandonando i campi di golf, Adele, la donna che ama (Charlize Theron / La Moglie dell'Astronauta), e annegando tutto nelle nebbie dell'alcool. Ma lo stimolo offerto da un prestigioso torneo, nonché l'aiuto di un caddie di colore, Bagger Vance (Will Smith / Indipendence Day), che si rivelerà una sorta di filosofo zen lo riporteranno alla realtà ed alla gioia di vivere.
Il film necessitava, in primis, di un sano colpo di forbici, per riportarlo su durate più "terrene" (oltre due ore). Non so bene perché, ma ultimamente Hollywood ha raggiunto l'illuminazione secondo la quale un film per essere bello deve anche essere lungo (forse uno dei tanti sondaggi ha rivelato che gli spettatori soppesano il costo del biglietto in base ai minuti di intrattenimento), beh sarà il caso che qualcuno gli spieghi che non è così.
Secondo poi credo che tutti amerebbero seguire una storia il cui finale non fosse già chiaro dopo i primi venti minuti, anche in considerazione del fatto che ne avete davanti altri cento!
Sorvolo infine sullo spessore dei dialoghi e delle situazioni. Che Redford amasse unire lo sport alla vita e narrare la vicenda di un campione di razza che deve risorgere dalle ceneri delle avversità della vita, era già piuttosto chiaro dopo "Il Campione", quindi non credo fosse necessario ribadirlo anche in questa sede.
In tutto questo è sicuramente un piacere vedere un Will Smith ben sfruttato; nonostante il contesto riesce ad esprimere la sua vena comica utilizzando, una volta tanto, una recitazione pacata invece che urlata: una piacevole scoperta. Matt Damon può aspirare a qualcosa di più, viste le sue doti e Charlize Theron fa quello che sa fare meglio: sorride alla cinepresa.
Ottime le scenografie come anche la fotografia.
La chicca: il piccolo ruolo di Jack Lemmon, narratore della storia, è sempre un piacere poter rivedere un grande come lui.
Indicazioni: Per gli inguaribili romantici che credono ancora alle favole e per i maniaci del gioco del golf.
Valerio Salvi
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