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La battaglia dei sessiLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato16 ottobre 2017Voto: 6.0
“La battaglia dei sessi”, il film diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris con protagonisti Emma Stone e Steve Carell, racconta uno degli eventi sportivi più attesi di tutti i tempi nel 1973. Stiamo parlando di una partita di tennis fra la campionessa del mondo Billie Jean King e l’ex campione e scommettitore seriale Bobby Riggs. L’evento è stato denominato ”La battaglia dei sessi" in quanto è stato organizzato durante il periodo della rivoluzione sessuale e della nascita del movimento per i diritti delle donne. Si tratta di una competizione che permetterà alle donne di dimostrare quanto queste ultime siano uguali agli uomini e, come tali, meriterebbero di essere trattate allo stesso modo, anche a livello economico.
Jonathan Dayton e Valerie Faris portano sul grande schermo la versione romanzata di una delle gare più seguite di tutti i tempi, il cui tema centrale è, ancora adesso, molto attuale: la disparità tra i sessi. Al di là del fattore economico (è questo che spinge le femministe e, in particolare, Billie Jean King (Emma Stone) ad iniziare una battaglia contro i maschilisti), ciò che porta le donne a prendere una posizione in merito è la necessità di dimostrare che, come gli uomini, anche loro sono in grado di badare a se stesse, di guadagnarsi il pane quotidiano, di portare a casa dei risultati. Eppure, la vicenda si svolge in un’epoca dove a farla da padrone è l’idea che la figura femminile sia buona a fare solo lavori domestici e a soddisfare i desideri dell’uomo. Ma non è così e la protagonista ne è la prova. Parliamo di un personaggio che però non viene approfondito come meriterebbe ed è poco originale. In realtà, se vogliamo dirla tutta, anche i temi “secondari” è come se venissero solo citati per dare maggiore importanza alla storia generale. Questo è un vero peccato perché si tratta di argomenti fondamentali, che in qualche modo riguardano la vita di ogni uomo, spesso ferito dai pregiudizi delle persone e obbligato a nascondere la sua vera natura per evitare ripercussioni. Il problema diventa ancora più grande per chi è una personalità pubblica, che deve combattere tra ciò che realmente è e quello che gli altri vorrebbero fosse. A livello tecnico, il ritmo è incalzante, anche se perde di intensità in alcune scene dove la sceneggiatura risulta un po’ piatta. Il copione, infatti, pecca di prevedibilità, è banale e non presenta dialoghi in grado di soddisfare le aspettative di un possibile spettatore. Non sentiamo nulla di particolarmente incisivo uscire dalla bocca degli attori protagonisti e anche i personaggi da loro interpretati non aggiungono niente di nuovo al nostro cinema. Sono figure già viste e riviste sul grande schermo, anche se le performance di Emma Stone e Steve Carell (Bobby Riggs) non deludono affatto. Questo però non basta nel momento in cui si tende a dare maggior spazio ai primi piani di Billie Jean King per rendere la storia più coinvolgente a livello emozionale. Sono altre le questioni che dovrebbero essere messe in risalto, ma ne “La battaglia dei sessi” si tende a romanzare la vicenda più del dovuto. Non che emozionare il pubblico sia cosa da poco, ma sarebbe bene capire quando è il caso di non esagerare. A colpire è invece la fotografia sporca, un po’ sgranata, che ricorda molto quella usata nelle pellicole anni ‘70, epoca in cui si svolge la vicenda raccontata. Questo aspetto, proprio per la volontà di riportare indietro nel tempo rievocando uno stile ormai in disuso, è molto apprezzabile. La frase dal film:
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