Giovane e bella
Isabelle è una ragazza francese che ha il suo primo rapporto sessuale al compimento del diciassettesimo anno di età. Subito dopo quest'esperienza, per lei del tutto priva di significato, inizia a prostituirsi.
Quando un regista affronta il tema dell'adolescenza, è più che lecito avere dei sospetti sui suoi reali propositi. A volte questa età così difficile può essere idealizzata in maniera eccessiva, altre volte può essere cancellata, ad esempio facendo parlare i teen ager come se fossero adulti. In Giovane e bella Ozon ha l'intento di combattere l'idealizzazione, e per farlo spoglia l'adolescenza di qualunque cosa, portando sullo schermo una protagonista sostanzialmente vuota.
Se poi aggiungiamo che il regista racconta la storia del risveglio sessuale di una giovanissima, allora il sospetto che egli non voglia raccontare una realtà, ma una lunga serie di sue ossessioni personali, prende sempre più corpo.
L'intento voyeuristico di Ozon è del resto esplicito fin dalla prima inquadratura: Isabelle è vista sulla spiaggia dal fratellino, mentre prende il sole in topless. Poche scene dopo, viene di nuovo sorpresa dal fratello più piccolo in un atto autoerotico. Poi ha il suo primo rapporto sessuale, del tutto insoddisfacente. Da quel momento in poi, inizia a prostituirsi. Non viene detto nulla sulle sue motivazioni personali, e si potrebbe dire che Isabelle sia del tutto incapace di provare alcun sentimento umano. Qui si realizza la fantasia di Ozon, una giovane e bella del tutto al servizio dei bisogni di uomini molto più vecchi di lei, così priva di desideri da non utilizzare in nessun modo neppure le migliaia di euro che guadagna dalla sua professione.
La vicenda di Isabelle attraversa quattro stagioni e quattro canzoni, con tanto di effetto videoclip, e l'intento è evidente: rappresentare il passaggio dall'età immatura all'età adulta, ovviamente nella maniera che possa risultare il più possibile audace e scioccante. In realtà Giovane e bella non è né l'uno né l'altro, e ottiene al massimo una blanda morbosità nell'indugiare sulla fisicità acerba di Marine Vacht.
La frase:
"Lo sai che è il primo giorno di Primavera?".
a cura di Mauro Corso
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