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I Travel Because I Have To, I come Back Because I Love You
Un geologo intraprende un viaggio per effettuare dei rilievi in vista della costruzione di un canale navigabile in una regione arida del Brasile. Durante il suo viaggio l’uomo si confronta con un senso di solitudine cosmico che avvolge inesorabilmente, luoghi, persone, pietre e animali. Realizzato da Marcelo Gomes e Karim Ainouz, "Viajo porque preciso, volto porque te amo", è una specie di diario di viaggio visuale di un uomo che vaga di terra in terra per lavoro, rassicurato dalla parte scientifica della sua opera ma disturbato dalle persone che è costretto a incontrare. Durante il suo viaggio l’uomo tuttavia comprende che la sua ricerca avrà un impatto fortissimo sui luoghi che visita e sulle persone con le quali entra in contatto. La vita di questi individui probabilmente cambieranno radicalmente, le loro case saranno espropriate e le loro terre inondate. Intanto l’uomo si strugge per un amore lontano e cerca una fatua rassicurazione in relazioni fugaci con giovani prostitute incontrate durante il cammino. I due registi non mostrano mai il volto del protagonista, la cui voce narrante è tuttavia sempre presente. Quello che viene mostrato sono i panorami brulli e desolati del Sertao e i volti scavati ma dignitosi degli abitanti in cui si imbatte. Quello che i due artisti brasiliani vogliono far percepire è il distacco iniziale del geologo, che gradualmente si trasforma in partecipato attaccamento per il destino delle persone che incontra.
Per rendere cinematograficamente questo passaggio, inizialmente gli uomini vengono mostrati solo tramite fotografie, in seguito in video sgranati in cui questi sono sostanzialmente immobili. Successivamente il geologo realizza delle vere e proprie interviste in cui uomini e donne concrete raccontano la propria esperienza, il proprio senso di vuoto di fronte a un avvenire disperato. Nonostante questa pellicola brasiliana offra qualche spunto nella ricerca formale, resta soprattutto l’impressione di trovarsi dinanzi a un esercizio di stile, al classico film da festival relegato nel circolo vizioso del proprio circuito per amatori.
La frase: "Ho imparato ad amare i fiori quanto le fratture geologiche".
Mauro Corso
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