Isole
Una favola moderna che racconta l’incontro di tre solitudini e la nascita di un amore fatto di timidi sguardi e approcci impacciati, sotto il tetto di una casa canonica sulle isole Tremiti.
Tre solitudini rappresentate dall’immigrato clandestino Ivan, con le fattezze di Ivan Franek, Martina, ragazza che ha "perso" la parola cui concede anima e corpo Asia Argento, e don Enzo, suo anziano tutore con il volto di Giorgio Colangeli.
Tre solitudini che, per una serie di coincidenze, si ritrovano a vivere insieme nel corso dei circa novanta minuti che costituiscono il terzo lungometraggio diretto da Stefano Chiantini, autore di "Forse sì... forse no" (2004) e "L’amore non basta" (2007), nonché primo film italiano distribuito contemporaneamente online e nelle sale cinematografiche.
Novanta minuti volti a sviluppare l’intensificarsi dei rapporti tra i tre protagonisti; soprattutto di quello tra Ivan e Martina, vite difficile che ritrovano senso e compimento proprio nel loro incontro, ma al quale si oppongono l’interesse e la cattiveria del mondo circostante, incarnato da Wilma alias Anna Ferruzzo, sorella di don Enzo.
E, mentre a colpire è in particolar modo l’ottima prova sfoggiata dal cast, comprendente anche il Paolo Briguglia di "Basilicata coast to coast" (2010) nei panni di un carabiniere e l’Alessandro Tiberi di "Immaturi" (2011) in quelli di un sacerdote, gli spettatori più attenti e preparati non possono fare a meno di notare assonanze con pellicole quali "Respiro" (2002) di Emanuele Crialese e "Lost in translation-L’amore tradotto" (2003) di Sofia Coppola.
Riferimenti del tutto involontari, sebbene rientranti tra i titoli amati dal regista, che vanno a impreziosire un’operazione decisamente curata per quanto riguarda la confezione (lodevole, tra l’altro, la fotografia di Vladan Radovic), ma che, forse, finisce per risultare penalizzata da una certa tendenza alla staticità e dall’eccessivamente lento ritmo di narrazione.
Tanto che l’impressione è quasi quella di assistere a uno short la cui esile idea di base è stata dilatata in maniera forzata a lungometraggio.
La frase:
"In Italia in un mese guadagno tanti soldi, nel mio paese devo lavorare un anno".
a cura di Francesco Lomuscio
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