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I served the King of England
Uno dei più grandi registi cechi e uno dei più grandi scrittori cechi del novecento. Non è la prima volta che Jiri Menzel si occupa di Bohumil Hrabal, e anzi ha già realizzato tre film di successo, due negli anni sessanta ed uno all'inizio degli ottanta. Questo "Ho servito il re d'Inghilterra" assume però un significato particolare presentato ora, nel decennale della morte di Hrabal.
L'omonimo romanzo è costruito come un lungo monologo che ricalca gli schemi della trasmissione orale, che comprende particolarità stilistiche come la familiarità con l'auditorio immaginario, il linguaggio spesso informale e uno scorrere narrativo apparentemente non strutturato. La vicenda di Jan Dite "il più piccolo di un piccolo villaggio" (il suo nome in ceco vuol dire "bambino") abbraccia più di quarant'anni di storia ceca, dall'instabile ventennio tra le due guerre fino al socialismo reale e alla dipendenza dal potere sovietico. Non si tratta però di un dramma storico: tuttaltro. Jan Dite attraversa "il secolo breve" suo malgrado, in un misto di ingenuità ed opportunismo, senza pensare per un momento a quanto succede in un paese ed in un Europa molto più grandi di lui. Jan in verità ama soltanto due cose: il denaro e le belle ragazze, eppure nelle sue passioni non c'è né avidità né lussuria. Davvero il piccolo uomo agisce con il candore incantato di un fanciullo, che priva di ogni malizia anche la situazione più gretta o scabrosa.
Nessuno meglio di Menzel poteva rendere in modo più efficace una delle opere più affascinanti di Hrabal, anche per via della loro amicizia di lunga data. La parte del protagonista è affidata a un attore bulgaro, Ivan Barnev, e sarebbe davvero difficile pensare ad una scelta più azzeccata. Parte insolita per Julia Jentsch (l'avevamo già vista in Sophie Scholl), in questo film nel ruolo di una giovane nazista dei sudeti. Gli aspetti del romanzo che emergono in questa pellicola sono gli aspetti ridicoli dei totalitarismi, l'amore per la vita nonostante ogni avversità, la forza dell'uomo comune nel suo buon senso "elementare" e nella sua capacità di resistenza di fronte alla storia stessa. Il tutto trattato in maniera leggera e talvolta persino leggiadra, in uno stile di volta in volta poetico, satirico, grottesco e bonariamente divertito. Il film ha vinto il premio della critica FIPRESCI al 57° Festival del cinema di Berlino.
La frase:
- "Come fai a sapere cosa ordinerà ogni cliente?"
- "Ho servito il re d'Inghilterra".
Mauro Corso
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