Infamous una pessima reputazione
Trovandosi di fronte a due film su Truman Capote, usciti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, è davvero difficile parlare del secondo uscito in ordine cronologico senza fare riferimento al primo. Entrambi fanno riferimento alla stesura dell'ultimo libro di Capote, A sangue freddo (1966), un "romanzo non di finzione" che coinvolse lo scrittore a tal punto da provocarne la paralisi creativa. Dopo A sangue freddo Capote pubblicò solo raccolte di racconti ed un romanzo incompiuto uscito però postumo.

Il film di Bennett Miller, con Philip Seymour Hoffman nel ruolo dello scrittore (l'intepretazione gli è valsa un Oscar), era cupo, quasi scarno nell'esposizione. Venivano accentuati i caratteri tragici dello scrittore, diviso tra una forma di rispetto verso le persone di cui scriveva e la spinta verso il completamento di un'opera d'arte immortale. Esigenze contrapposte, destinate a determinare una lacerazione insanabile nell'io di Capote. Effettivamente A sangue freddo fu un capolavoro, ma il prezzo di una tale creazione fu pagato molto caro, sia artisticamente che psicologicamente. Il legame tra Capote e Perry Smith viene mostrato da Miller come intellettuale ed esistenziale, riassumibile dalla battuta di Hoffman "è come se io e Perry fossimo cresciuti nella stessa casa. Un giorno però lui è uscito dalla porta di servizio ed io dalla porta principale". Non viene quasi fatta menzione dell'omosessualità di Capote, comune tra gli artisti statunitensi tra gli anni '50-'60 ma comunque considerata un tabù.

Infamous, di Douglas McGrath, può essere diviso in due unità ben distinte. Nella prima parte abbiamo il Capote del Jet-Set (interpretato da Toby Jones in modo da non fare rimpiangere Philip Seymour Hoffman), il bon-vivant apprezzato dall'alta società per la sua arguzia ed intelligenza ed assiduo frequentatore dell'elite politica ed intellettuale del tempo. Il suo essere gay è sottolineato da uno stile di vita stravagante ed edonista, e sbandierato orgogliosamente. I toni sono quelli della commedia brillante. Anche dopo aver letto il famoso articolo del New York Times (del 16 novembre 1959) sull'efferato omicido della famiglia Clutter nella tranquilla cittadina di campagna di Holcomb, nel Kansas, l'atteggiamento irriverente di Capote nei confronti della vita e degli uomini non cambia. Il registro stilistico del film, e della rappresentazione di Capote muta perògradualmente, con l'evolversi del rapporto tra lo scrittore ed uno degli assassini, Perry Smith, interpretato magistralmente da David Craig. Nonostante la diversa educazione i due comprendono di essere spiriti affini, e nonostante alcune incomprensioni la loro amicizia arriverà a sfiorare la tensione sessuale.

Forse Infamous di McGrath è più biografico in senso classico nel suo tentativo di offrire un'immagine più completa ed organica del grande scrittore, nonché nel riprodurre il suo ambiente culturale nei primi anni '60. Si tratta comunque di un film godibile, in un certo senso complementare rispetto a "Capote" di Miller. Infamous è inoltre impreziosito da un cast di tutto rispetto, con piacevoli ritorni sullo schermo. Indimenticabile Gwyneth Paltrow nel ruolo di Peggy Lee, la famosa cantante e musicista jazz. La sua interpretazione di "What is this thing called love" di Cole Porter vale da sé la visione del film.

La frase: "Ma ti pare che debba sentirmi dire da un pluriomicida che la mia scrittura è troppo dura?!?".

Mauro Corso

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