Il prossimo tuo
Eeva (Laura Malmivaara) è una hostess di terra che vive vicino Helsinki, sempre propensa a schivare gli altri, ma che trova nell’anziano professor Usko (Sulevi Peltola), suo vicino di casa mai allontanatosi dalla Finlandia, colui che cerca di richiamarla ad un rapporto umano.
Jean Paul (Jean-Hugues Anglade) è un giornalista parigino che, incapace di rapporti umani sani da quando sfuggì casualmente ad un attentato in un luogo di guerra, rifiuta l’amore della giovane compagna Caroline (Diane Fleri) e vive male il legame con i figli avuti dalla ex moglie Sabine (Lena Reichmuth).
Maddalena (Maya Sansa) è invece una pittrice che vive a Roma e che non crede più nelle persone e nei sentimenti, ma nella cui vita entra la piccola talentuosa Elèna (Romina Hadzovic), straniera figlia di extracomunitari.
Questi, con un cast comprendente anche Massimo Poggio ("Cuore sacro"), Ivan Franek ("Notturno bus") e divertenti apparizioni di Remo Remotti ("Nero bifamiliare") e Franco Citti ("Accattone"), sono gli ingredienti alla base del terzo lungometraggio diretto dalla finlandese Anne Ritta Ciccone, dopo "Le sciamane" (2000) e "L’amore di Màrja" (2002), fortemente legato all’affermazione "Là dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva".
Tre storie tra drammi familiari e chi è privo di una famiglia o la ha lontana, tre racconti apparentemente distanti ma con punti di contatto volti ad illustrare un’umanità piena di differenze fondamentalmente uguali tra loro, i cui protagonisti, quando con troppa fede, quando per niente, non esitano ad aggrapparsi alla carnalità del sesso visto quasi come un’ossessione, impauriti dalla violenza e convinti di non poter vivere soli, ma anche di avere la facoltà di scegliere le proprie compagnie.
Tre vicende che la regista, con sfoggio di dialoghi spesso interessanti, decide d’inscenare attraverso il montaggio in parallelo, correndo però il rischio di confondere in più di un’occasione le idee nello spettatore durante la visione, che riserva la sua parte migliore negli ultimi minuti dei circa 124 totali di durata (un pò troppi, in verità), con qualche sorpresa e segreti che vengono rivelati.
Minuti ai quali, tra l’altro, si giunge con molta fatica, tenendo in considerazione i lentissimi ritmi di narrazione, e solo per riapprendere in maniera piuttosto banale l’importanza dell’amore rivolto al prossimo nei rapporti personali che tempestano il quotidiano vivere.

La frase: "In questo mondo non libera niente: non libera il sesso, non libera la bellezza, figurati se libera l’amore".

Francesco Lomuscio

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