Il passaggio della linea
Un treno corre nella notte. Solo il suo ritmico, metallico rumore risuona nel buio mentre attraversa le stazioni deserte. Al suo interno un intreccio di razze, di lingue, di dialetti, di estrazioni sociali... di storie e di persone. E’ tutto qui "Il passaggio della linea", il nuovo documentario del regista Pietro Marcello presentato alla 64esima Mostra del Cinema a Venezia con una buona accoglienza della stampa, in concorso nella sezione Orizzonti.
Il regista prende in prestito da George Simenon e dal suo "L'uomo che guardava passarei treni" il titolo della sua opera e l’idea iniziale della stessa: osservare i treni in passaggio per carpire i segreti e le storie delle persone che esso racchiude, idea che elabora per offrirci questa bella fotografia della nostra società.
Un viaggio on the road, dove per strada si intende quella ferrata, insieme ai treni espressi a lunga percorrenza che attraversano l’Italia dal sud al nord, che racchiudono al loro interno le preziose storie dei pendolari ma che sono ormai abbandonati ad un destino di lento degrado. Il viaggio di un treno, luogo di solitudine individuale ma anche di scambio e conoscenza.
Nella prima parte l’attenzione è tutta rivolta a ciò che il treno racchiude, alle persone, ai loro racconti. Ecco Arturo, al quale la pellicola è dedicata, che dal treno non scende mai perché lo ha scelto come propria casa, che porta sempre con se i pochi ricordi di tutta una vita. Arturo è un cittadino del mondo, vuole sentirsi libero e viaggia continuamente senza una destinazione alla ricerca della libertà, ma proprio per questa sua ricerca al di la di ogni convenzione la libertà ha rischiato di perderla. Ecco anche la storia di chi lascia il sud e va al nord per trovare, finalmente, un lavoro stabile che gli permetta di costruirsi una vita e quella di chi, invece, ha già percorso questo cammino e torna in Italia. La seconda parte lo sguardo del regista è tutto per quanto sta al di fuori del treno, per le stazioni vuote che riprendono vita all’alba e per i luoghi che il treno attraversa nel proprio incessante cammino. Il viaggio si conclude, il treno arriva a destinazione ma è pronto per un nuovo viaggio e per nuove storie.

Pregio principale della pellicola il realismo di chi racconta, nella propria inflessione dialettale più stretta. Pregio ma anche pecca vista la difficoltà nella comprensione che non sempre permette di godere appieno delle storie di vita. Da vedere.

La frase: "La cosa più interessante, al mondo, è l’essere vivi.".

Giuliana Steri

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