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Il ministro











La pellicola “Il Ministro” rappresenta la terza opera di Giorgio Amato, dopo “Circuito Chiuso” (2012) e “The Stalker” (2014); questo nuovo piccolo film indipendente del regista Amato potrebbe diventare un'altra lieta sorpresa del 2016 per il cinema Italiano, che riscopre così il genere legato alla commedia nera.
Come il più blasonato “Perfetti sconosciuti”, vincitore di David Donatello e campione d'incassi, anche “Il Ministro” sfrutta la scelta di un'ambientazione all'interno di uno spazio chiuso per la raccontare la sua storia. Il film si svolge nel prestigioso appartamento di proprietà dell'imprenditore, a rischio di bancarotta, Franco Lucci (interpretato da Gianmarco Tognazzi). È il luogo prescelto per la cena organizzata a beneficio del ministro, con le immancabili escort di turno e valigetta con soldi destinata ad "aiutare" un grosso appalto, argomento clou della serata. Tuttavia le cose non andranno come sperato. Con la complicità di Rita, la moglie vegana, e spalleggiato dal cognato e socio Michele, che a inizio della storia… perderà in modo grottesco l’escort ingaggiata sostituendola in corsa con l'asiatica Zhen e con l'inaspettato aiuto della cameriera venezuelana Esmeralda, che susciterà le attenzioni dell’importante politico invitato alla cena, tutto è pronto per accogliere il ministro Rolando Giardi (Fortunato Cerlino, attore che interpreta uno dei boss della serie tv “Gomorra”), per intrattenerlo a dovere.

La storia, evitando accuratamente di raccontarvi i colpi di scena, ci conduce a un'analisi dell'Italia attuale, con i dialoghi e le situazioni in un crescendo di tensione. Per mezzo di una serie di luoghi comuni sottolineati dal cognato e dall'improvvisata escort asiatica, in realtà una ballerina di Burlesque, e dalla moglie ossessionata dalla sua scelta vegana, si ben rappresenta quell’Italia considerata come il posto più bello del mondo ma… rovinata dagli immigrati e dai comunisti. L'onorevole Giardi, politico sposato con prole e in gioventù militante comunista, ha fatto carriera rinnegando i suoi ideali in cambio di soldi e soprattutto di potere, che gli ha permesso di strappare la moglie a un ricco concittadino del suo paese, cosa facile poiché lui ora fa parte del governo della nazione.

Il regista Giorgio Amato riesce con maestria a portarci all'interno delle storie di personaggi squallidi, partendo da un’ispirazione datagli dal grande cantautore Fabrizio De André che, con la canzone “ Il Re fa rullare i tamburi”, ci raccontava l'avidità umana ai tempi del Rinascimento. Tanto che il regista ha affermato che il film si poteva benissimo collocare in quel periodo storico, cambiando gli abiti agli attori con costumi dell’epoca e privandoli solamente degli immancabili telefonini. Occorre sottolineare la qualità maggiore della pellicola: lo spessore degli interpreti che danno vita ai loro personaggi in un modo molto veritiero e davvero coinvolgente, in particolare Jun Ichikawa attrice giapponese naturalizzata italiana, (che debuttò con “Cantando dietro i paraventi” di Ermanno Olmi, nel 2003), ci fornisce una prova superlativa. Una prova che ricorda le protagoniste di alcune classiche commedie sexy all'italiana degli anni Settanta, pur se con la trama di questo film stiamo più dalle parti de “I mostri” di Dino Risi e de “I Nuovi Mostri” di Mario Monicelli.

In conclusione una pellicola a dir poco "anomala" nel panorama delle commedie nostrane che si colloca nella categoria black comedy, con un risultato molto brillante nel riuscire a portare sullo schermo dei personaggi totalmente negativi che incarnano la parte peggiore della società italiana contemporanea. È ben sottolineato il fatto che si è disposti a fare qualsiasi cosa pur di avere il favore del politico o dell'uomo di potere di turno. Un film che nonostante la distribuzione molto limitata (esce solamente in ventidue sale nelle grandi città) speriamo possa avere il giusto premio da parte del pubblico, poiché lo merita davvero.

La frase:
"A vent'anni siamo tutti comunisti, poi passa".

a cura di Roberto Leofrigio

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