Il giorno del falco
Un ex professore universitario, che da anni lavora come corrispondente per una televisione locale del nord est, accompagnato da un frustrato operatore, indaga su una rapina in banca perpetrata da due delinquenti col volto celato dalle maschere di un vecchio e di un cinese. Il professore, interessato quasi in maniera morbosa alla vicenda, per cercare di capire cosa ha spinto i due personaggi a commettere il crimine (che è costato loro la vita) intervista amici e conoscenti, si reca sul luogo del crimine, ricostruisce tutta la storia. I risultati dell'inchiesta sono sorprendenti e la vita del professore e del suo solerte operatore ne verranno inevitabilmente influenzate. Dal taglio onirico, surreale, a tratti addirittura paradossale, il film si rivela essere fin dal primo fotogramma assolutamente pretenzioso. La recitazione, troppo aulica per adattarsi alla sceneggiatura, le musiche spesso fuori luogo, la trama a tratti forzata rendono in più occasioni la visione della pellicola ostica. L'idea di base forse può risultare interessante, così come alcune situazioni, ma la confusione di tempi e luoghi e la sovrapposizione delle storie dei vari personaggi rendono davvero difficile seguire serenamente le vicende, anche e soprattutto perché il regista non fa altro che aggiungere particolari su particolari senza spiegarne il motivo. Le vite del cinese e del vecchio sono abbastanza banali, uno è un meccanico, l'altro un fiorario con la passione per la poesia e le belle donne, ma non si capisce bene perché ad un certo punto diventano un'inestricabile matassa che si risolve solo con una scelta estrema ma altrettanto incomprensibile. Se l'intento di Bisatti era quello di mostrarci uno spaccato del nord est non c'è riuscito così come non è riuscito a rimandare in modo chiaro (se era questo quello che voleva fare) la sua critica al mondo dei media, visti come un apparato alieno che dall'alto di un'astronave alla Star Trek controlla la vita dei poveri mortali. Alla sua prima prova dietro la macchina da presa, uno degli allievi preferiti di Olmi (in questo caso presente come produttore) non soddisfa e il pubblico di questa sessantunesima mostra di Venezia non lesina critiche.
Teresa Lavanga
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