Humpday - Un mercoledì da sballo
Chi va al cinema a vedere questo film pensando di trovarsi davanti a una commedia demenziale come il titolo e la presenza dei simpatici Lillo&Greg come doppiatori potrebbero lasciar pensare, si sbaglia di grosso!
Humpday racconta di come la vita di Ben (Mark Duplass) e Anna (Alycia Delmore), sposi felici intenzionati a mettere su famiglia, viene sconvolta dall’arrivo improvviso di Andrew (Joshua Leonard), che Ben non vede da dieci anni. La sua vita è profondamente cambiata da quando durante il college faceva il bohèmienne con Andrew, artistoide che conduce tuttora una vita nomade. Anche se i due hanno intrapreso strade diverse, l’affetto e la goliardia che li legavano sono sempre forti, per questo Ben accetta l’idea, apparentemente rivoluzionaria, di Andrew di partecipare al festival del porno (l’Hump film festival per l’appunto) girando un "porno gay-etero amatoriale". La proposta però genera scompiglio nella vita di coppia di Ben e Anna e una forte crisi d’identità sessuale in entrambi gli uomini.

Sebbene gli argomenti trattati da Humpday siano complessi e delicati, il film ha un tono leggero e ironico anche se iperrealistico. Lynn Shelton, regista del film, è una giovane cineasta appartenente al movimento Mumblecore: cinema indipendente americano che si caratterizza per i film a basso budget incentrati per lo più sui rapporti interpersonali tra i trentenni di oggi.
Per le sue scelte registiche che si discostano dalla classicità: il film, infatti, è caratterizzato soprattutto da primissimi piani, scarsa costruzione dello spazio filmico, mancanza dei principali raccordi, cambi repentini di fuoco ecc.; e le tematiche affrontate: crisi dell’identità sessuale, critica dell’istituzione del matrimonio e della famiglia tradizionale, osservazione dell’uomo da un punto di vista femminile; Shelton sembra seguire il manifesto della Feminist Film Theory, che negli anni ’70 e ’80 proponeva un cinema alternativo in cui i valori tipici della società patriarcale venissero sovvertiti sia da un punto di vista linguistico che nei contenuti. La spettacolarizzazione del corpo maschile, la fragilità che i due protagonisti dimostrano di avere, la disinvoltura nel trattare l’omosessualità, spesso tabù negli uomini eterosessuali, sono ulteriori prove della riflessione che Shelton ha avviato all’interno del film, e che purtroppo nella versione italiana sono perse proprio per la difficoltà di rendere adeguatamente un film girato in presa diretta, con gli attori che, in base a direttive generali della regista, hanno improvvisato durante le riprese.
Humpday è una pellicola che non si adatta a tutti i palati, la cui comicità è sottile e legata alle situazioni, i cui argomenti accennano una riflessione che può essere decisamente ampliata. La visione vivamente sconsigliata a chi ama le commedie scollacciate in cui la risata è facile e legata a luoghi comuni e grigi stereotipi.

La frase: "Vorrei essere più gay".

Ilaria Ferri

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