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Hell Ride
Larry Bishop, regista e sceneggiatore del lungometraggio, è Pistolero, motociclista che, affiancato da Gent e Comanche, rispettivamente con le fattezze di Michael Madsen ed Eric Balfour, decide di vendicare la sua donna uccisa da Deuce e Billy Wings, interpretati da David Carradine e Vinnie Jones.
Che il produttore esecutivo della sua opera seconda, a dodici anni da "Il tempo dei cani pazzi" (1996), sia, insieme a Bob e Harvey Weinstein, Quentin Tarantino, lo si intuisce non solo dal fatto che buona parte del cast – compreso lo stesso Bishop – provenga da "Kill Bill volume 2" (2004), come pure la desertica ambientazione, ma anche dal look generale e da diverse scelte registiche e di contenuto.
Fin dal prologo, infatti, a mancare non è un certo mix di violenza e ironia infarcito di personaggi sboccati, mentre perfino la grafica dei titoli di testa e l’uso della bella colonna sonora di vecchi hit rimandano evidentemente ai lavori dell’enfant terrible di Hollywood, compreso l’uso di flashback volti a rendere tutt’altro che classica la struttura narrativa.
Del resto, come tutta la filmografia di Mr. "Pulp fiction", è di un sincero omaggio al cinema di genere del passato che si tratta, questa volta particolarmente volto a rievocare le atmosfere dei polverosi biker-movie che, tra un "I selvaggi" (1966) di Roger Corman e un "Rusty il selvaggio" (1983) di Francis Ford Coppola, si costruivano sulle scorribande di più o meno malvagie gang su due ruote.
Omaggio piuttosto coinvolgente non troppo distante dall’operazione affrontata attraverso "Grindhouse" e che, oltre a tirare in ballo anche Dennis Hopper nei panni di Eddie Zero, nostalgico forse nei confronti del suo "Easy rider-Libertà e paura" (1969), sfoggia un lodevole comparto tecnico identificabile soprattutto nel buon gusto per l’inquadratura e nella bella fotografia di Scott Kevan, sporca al punto giusto.
Quindi, se l’autore de "Le iene" ha finito con il tempo per rivelarsi una vera e propria personalità cinematografica di riferimento per tutti gli amanti dell’exploitation e della riscoperta della produzione di genere che fu, l’emersione di registi atti a operare nella stessa maniera sotto la sua ala non può fare altro che piacere, soprattutto quando i risultati sono questi e se ciò può segnare la nascita di una factory sforna-talenti come quella mitica di Roger Corman.
La frase: "L’inferno sarà ancora più inferno da questo momento in poi".
Francesco Lomuscio
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