Goodbye Solo
Ramin Bahrani, voce del cinema indipendente americano, dopo il successo conquistato con "Man Push Carrello" ha presentato alla 65esima Mostra del Cinema di Venezia "Goodbye Solo", ovviamente nella sezione "Orizzonti". Ancora una volta si nota l’interesse del regista per le espressioni del volto dei personaggi, con questi primi piani di tre quarti e al tempo stesso la concentrazione delle azioni in pochi e ben determinati luoghi geografici, tutti elementi già presenti nelle sue precedenti opere. Qui però è evidente una certa maturazione a livello di stile e d’immagine, la storia è più corposa e solida, parla d’integrazione non solo a livello razziale, ma anche fra persone diverse per età. Il protagonista è Solo (interpretato da Souléymane Sy Sayané) nato in Costa d’Avorio, emigrato in America, vive come tassista in Winston-Salem nel North Carolina. E’ un uomo amichevole, allegro e ben voluto da tutti, sposato con una bella donna che sta per dargli il suo primo figlio ed è oltretutto un patrigno adorabile. Una sera la sua vita prende una svolta imprevista, infatti, sale sul suo taxi un settantenne bianco William, interpretato da un convincente Red West, che vuole essere accompagnato in un lungo viaggio verso una famosa vetta della zona. Basta poco al giovane senegalese per capire quale sia l’intenzione di questo anziano signore, all’inizio pensando che stia scherzando accetta 100 dollari per accompagnarlo, ma poi decide di tentare di capire cosa spinga l’anziano signore. Solo ha a disposizione ben due settimane di tempo per capire e magari tentare di dissuaderlo, il suo carattere così solare e la sua stessa cultura gli impediscono di disinteressarsi a quell’uomo così anziano e degno di rispetto. Bastano pochi minuti per cambiare, anche se per poco tempo, il corso delle loro vite e far entrare William nella vita del senegalese, l’unico neo è che William non desidera che avvenga il contrario mantenendo ben alto e solido il muro d’indifferenza che ha alzato dentro di sé. Ma chi può resistere al trentaquattrenne senegalese e alla sua dolce figliastra Alexi? Per molti aspetti si avvicina al famoso film "A spasso con Dasy" (diretto da Bruce Beresford e vincitore di ben 4 premi Oscar nel 1990), come quando Solo si prepara al colloquio-esame come assistente di volo e William lo aiuta a studiare spiegandogli il significato delle parole o interrogandolo. I personaggi sono ben caratterizzati e costruiti, ciò dimostra la graduale maturità del regista, che riesce a coinvolgere il pubblico attraverso una costante e latente tensione, creando dubbi su come andrà a finire questa intensa, ma breve relazione fra due vite e culture così diverse. Non vi sono più i pregiudizi di "A spasso con Dasy" ora si parla d’amicizia, che unisce le persone e forse permette anche di accettare la conseguenza delle scelte. L’atmosfera allegra e decisamente tangibile in cui si svolge l’azione diventa sempre più sfumata e impercettibile, scaturendo in un delicato e ammaliante paesaggio autunnale avvolto dalla nebbia, che accompagna il finale della pellicola.

La frase: "Il solo posto al mondo dove la neve va verso l’alto".

Federica Di Bartolo

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