Gomorra
L’assonanza tra la camorra e la biblica, corrotta città del titolo indica pure una vicinanza materiale al "Sistema", ovvero il crimine organizzato tra le province di Napoli e Caserta che ha ucciso 4 mila persone in 30 anni, vive (ma il film mostra solo una parte dei vari campi d’interesse) di capi d’alta moda contraffatti, di smaltimento illegale di rifiuti tossici e soprattutto di spaccio di droga, garantisce un reddito alle famiglie degli affiliati detenuti, è protetto dall’obbedienza ai capi.

Dal miscuglio di generi letterari che è l’omonimo libro di Roberto Saviano (ben oltre 1 milione di copie vendute in Italia, tradotto in 33 paesi), 5 sceneggiatori - tra cui lo scrittore e il regista - hanno tratto materiale per 5 vicende. Matteo Garrone ne ambienta un paio dentro le Vele di Secondigliano, scempio urbanistico fatiscente che rispecchia il degrado morale di abitanti interpreti di sè stessi (insieme ad attori teatrali ed ex-carcerati). Se infatti "i soldi sono la prima cosa", gli equilibri saltano a causa dell’invasione della cocaina, portatrice di grossi guadagni e corresponsabile di una violenza cieca e furibonda. La quale è accompagnata, per contrasto, dalle canzoni dei neomelodici napoletani, irrompe fulminea come le pallottole, e porta alla guerra tra due clan in un fortino in cui - venuti meno i codici che un tempo impedivano di toccare donne e bambini - si è messi di fronte a scelte di campo senza ritorno. Un microcosmo dove troviamo concentrati anche i mali del lavoro dell’Italia intera: sfruttamento della manodopera, incidenti, impiego di minori. Senza "conoscenze", un’attività onesta resta un’illusione, al pari della volontà di mettersi in proprio nel bene o nel male. I giovani sono "carne da macello", e la speranza sta in chi ha coscienza e coraggio di sottrarsi al meccanismo. Cronachistico e funereo, "Gomorra" - tra evocazioni simboliche e grottesco - è privo di enfasi ed emotività, testimone etico di una tragica assuefazione. Per Garrone - dai tempi de "l’Imbalsamatore" - un ulteriore, potente salto di qualità e, a memoria, una delle migliori pellicole sulla nostra malavita.

La frase: "Noi risolviamo problemi creati da altri".

Federico Raponi

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