Gloria
Santiago del Cile. Gloria è una donna di 58 anni, separata e con due figli, consapevole di stare invecchiando ma decisa a non arrendersi a una vita di solitudine. Passa le sue giornate tra il suo ufficio, la sua casa e balere destinate ad adulti single che, come lei, cercano qualcuno con cui godere del futuro. Il mondo sembra essersi dimenticato di lei e persino i figli paiono avere poco spazio per la madre nella loro vita. Gloria quindi assiste, dalla piattezza dei suoi giorni, alle novità e alle gioie di chi la circonda, rifiutata da una società mutata così in fretta come quella cilena. Una sera, in una sala da ballo, fa la conoscenza di Rodolfo, appena separatosi dalla moglie, e con lui trascorre una notte d’amore. Quando lui la richiamerà, inizierà un difficile percorso di instaurazione di un legame, nella consapevolezza di avere di fronte l’ultima (forse) occasione offerta dalla vita.
Le prime sequenze del film ci fanno accedere immediatamente nell’universo di Gloria, un universo dominato dalla monotonia e dai costanti tentativi di uscirne. La richiesta che la donna fa al mondo è tanto banale quanto necessaria: vuole sentirsi amata, o forse solamente presa in considerazione. Cerca di godersi ogni attimo, ma la sua esistenza continua a procedere per inerzia, e tuttavia è sempre pronta a sorridere. Vuole sentirsi giovane, canta in macchina e si lancia nelle piste da ballo, ma pretende di vivere in un ambiente cui non appartiene, fatto di feste, tecnologia e vestiti provocanti, su misura per i più giovani e non accessibile a chi è sulla soglia della terza età. Ed è proprio in questa mondanità solitaria che Gloria incontra quel qualcuno che tanto cercava: si tratta di Rodolfo, che in quel contesto è tanto fuori posto quanto lei. I due sembrano essersi dimenticati di come si dà il calcio d’inizio a una relazione, rischiando di ferirsi vicendevolmente e involontariamente, abituati com’erano alla solitudine (lei) o alla scontatezza degli affetti (lui). Lo scoglio più grande da superare, ora, è riuscire a mettere in disparte una vita intera per guadagnare ciò che più era agognato.
Quello realizzato da Sebastián Lelio è uno straordinario affresco di una donna portato avanti con semplicità e con un’invidiabile chiarezza narrativa. Ci fa vedere la realtà attraverso gli occhi della protagonista, presente in ogni scena, e fa parlare non tanto i personaggi, quanto i loro gesti, le loro espressioni. La meravigliosa interpretazione di Paulina García (premiata a Berlino) porta in superficie tutto ciò che è nascosto nelle pieghe dell’animo di Gloria, e, armata di coraggio, non si tira indietro nemmeno di fronte alla nudità totale. La García è la guida che ci conduce all’esplorazione dell’interiorità di una donna, ci fa ridere, ci fa piangere e alla fine ci regala la sensazione di aver conosciuto una persona in tutte le sue sfumature. Il merito va anche alla sceneggiatura, firmata dal regista e da Gonzalo Maza, frutto di una gestazione di due anni. L’atmosfera di "leggerezza dolorosa" è mantenuta da una fotografia che privilegia colori caldi e da canzoni che fungono da colonna sonora per il film e per la vita della protagonista (tra cui una versione spagnola di "Gloria" di Umberto Tozzi).
Una pellicola da vedere ma soprattutto da vivere, per uscire dalla sala con la gioia nel cuore e con il sorriso sulle labbra.
La frase:
- "Sei sempre così allegra?"
- "Certe mattine no, e a volte, certe sere, nemmeno".
a cura di Luca Renucci
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