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Forever blues
Dopo una quarantennale carriera di recitazione cinematografica, Franco Nero debutta dietro la macchina da presa, in una regia a basso costo. "Un film che ho fatto tutto da solo", dice, e che, infatti, è da lui prodotto, cosceneggiato (sulla base di un'opera teatrale di Enrico Bernard, collaboratore all'adattamento), diretto e interpretato.
In un'infanzia priva di televisione e di assidua frequentazione delle sale, Nero sostiene che due film gli hanno condizionato la vita: "Da qui all'eternità" e "Giovani arrabbiati", e in entrambi c'e un trombettista. Da quel momento si è innamorato del blues. In più, egli si occupa di un'associazione che segue ragazzi con problemi familiari. Queste due esperienze lo hanno convinto a realizzare la pellicola.
Girata tra l'altro in un paesino italico, ideale luogo desertico per l'anima di un uomo che ha avuto un padre suicida, cupo ("cosa ci posso fare? Io sono allergico alla felicità") e solitario per scelta ("mettere al mondo una vita significava mettergli la morte alle calcagna" sono le parole della rassegnata donna che lo ama da sempre). Sua unica compagna e ragione di vita è la tromba, con la quale si esibisce insieme alla band di sera in un locale, il New Orleans Cafè. Ad un concerto incontra un bambino chiuso in sé stesso, e la cui mamma viene spesso picchiata dal papà. Si occuperà di lui, conquistandone la fiducia e impartendogli con naturalezza una formazione concentrata in una giornata (pretesa autoriale un po' semplicistica), trascorsa insieme vivendo i rispettivi ruoli di genitore e figlio nei quali non si erano mai ritrovati. Un breve lasso di tempo sufficiente a trasmettere il testimone della devozione al potere delle note. Un omaggio alla musica quindi - in particolare di Louis Armstrong - come forza salvifica, ma fatti salvi la passione che ci ha messo Nero ed alcuni sprazzi umoristici, l'atmosfera è da fiction, le altre interpretazioni (con relativo doppiaggio) penalizzanti, l'andamento rigido e stanco.
La frase:
- (segreteria telefonica): "Numero giusto, momento sbagliato. Vi chiamerò se mi va".
Federico Raponi
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