Fast Food Nation
Cannes - Cosa accade quando una società consumistica e consumatrice scopre che non è più l'essere umano a godere dei frutti che produce, ma diventa esso stesso il primo oggetto del consumo? Ce lo racconta Richard Linklater, regista texano indipendente che appena qualche anno fa aveva fatto innamorare Ethan Hawke e Julie Delphy nella Parigi di "Prima del Tramonto".
Adattamento di un romanzo di Richard Schlosser, a metà tra documentario e fiction, "Fast Food Nation" è il racconto amarissimo di una nazione sempre più disgregata, dove gli immigrati vengono sfruttati senza alcun riguardo ma con soluzione di continuità. Dove persino i giovani - tra cui una debuttante Avril Lavigne - che cercano di unirsi e lottare per una causa, sono costretti ad abbandonare i propri propositi.
Il protagonista, Greg Kinnear nei panni di un dirigente d'azienda, è l'inventore del "Big One" terrificante panino da Fast Food portatore di lauti guadagni. Peccato solo per un piccolo problema, la scoperta di infezioni tali nella carne da giustificare un viaggio d'ispezione nell'azienda fornitrice. Girato in sordina e con attori a libro paga disposti ad accettare il minimo sindacale, "Fast Food Nation" esplora con fare giornalistico una realtà sempre più alienante, dove i soldi sono controllati dai vertici di aziende senza volto e la massificazione ha la meglio sulle piccole realtà (ma sono mai realmente esistite in America?).
Parata di star disposte a far cameo, da Bruce Willis a Ethan Hawke passando per Patricia Arquette. Dialoghi al limite del verboso, un'abitudine di Linklater, e una realtà che spiazza e uccide ogni speranza. Questa è la nazione dei Fast Food che è convinta di sedersi a tavola e approfittare con gusto dei propri frutti ed invece finisce pietosamente per ingannare se stessa tra situazioni subumane e miseria. Coraggioso pur senza essere polemico, il film è in concorso per la Palma D'oro in un Festival che si appresta a vedere altri documentari di denuncia tra cui "Southland Tales" di Richard Kelly (Donnie Darko) e "An inconvenient truth" prodotto niente meno che dal senatore statuinitense Al Gore.

La frase: "Don't you get me? There's shit in the meat!"
(Non mi capisci? C'è della merda in quella carne!)

Valentina Pieraccini

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