Falling
I funerali, come del resto i matrimoni, hanno una funzione aggregatrice più unica che rara.
Coloro che avevano perso i contatti si rivedono, si riconoscono e tirano le fila di tanti anni di lontananza. È un occasione più unica che rara per rivalutare il passato, per confrontare le speranze di una volta con i successi o gli insuccessi del presente. Lo spunto per Falling, della regista austriaca Barbara Albert, è la morte di un professore molto amato, che raccoglie attorno al proprio feretro cinque ex studentesse, Nina, Brigitte, Alex, Nicole e Carmen.

In questo modo emergono vecchie contraddizioni, rivalità irrisolte e la miseria di oggi dinanzi alle utopie di un tempo. Nessuna delle donne, ormai trentenni, ha realizzato il proprio sogno eppure ciascuna di esse cerca di mantenere una facciata di dignità e di orgoglio, celando alle altre le proprie speranza interrotte. Non sono dunque i dialoghi ad essere esplicativi per lo spettatore, ma il loro atteggiamento, il loro ricercare l'oblio dai problemi quotidiani con l'alcool, la danza forsennata ed il sesso. Momenti di divertimento infelice, parzialmente mitigato dalla coscienza di essersi ritrovate, almeno per un istante. Ma i sogni di libertà sono adesso solo le fragili parole su una lavagna e per una delle donne l'unica libertà è guardare i muri di una prigione, dopo una breve libera uscita.

Barbara Albert, pur utilizzando un motore narrativo molto consolidato, non riesce a far volare alto il proprio film, e quello che avrebbe potuto essere un "Grande freddo" al femminile non è altro che l'ennesima pellicola sulle speranze di un gruppo di trentenni tradite da loro stesse e dalla crudeltà del mondo. Le scene di danza hanno una valenza a volta catartica e a volte grottesca, ma diventano presto una forma di autocompiacimento della propria miseria. Anche l'atto liberatorio di gettare il velo da sposa nel fuoco resta sospeso, senza lasciare né sollievo né rimpianto. I dialoghi non incidono, non graffiano e spesso mancano del tutto. Una delle protagoniste dice "Quando in un gruppo c'è un attimo di silenzio vuol dire che è passato un angelo, è un detto rumeno". In Fallen passano troppi angeli, e questo non è un bene.

La frase: "Per fortuna abbiamo te, l'unica che ci può spiegare il mondo".

Mauro Corso

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