Ex_Machina
Alex Garland è l’apprezzato sceneggiatore di molti film di Danny Boyle ed esordisce alla regia con “Ex Machina”. Il film è un coraggioso tentativo di riportare la tematica fantascientifica sul grande schermo dopo il non entusiasmante “Humandroid”.
L’opera è un quadro che si regge su un sottile equilibrio che si basa interamente sulla recitazione dei protagonisti Oscar Isaac e Domhnall Gleeson racchiudendoli all’interno di uno spazio chiuso. La storia è molto teatrale, anche se priva di ritmo fino a risultare in alcuni momenti noiosa. L’inizio sembra presagire altro, con la consegna di un biglietto d’oro stile Fabbrica di Cioccolato al protagonista per mandarlo nella super casa del suo direttore e partecipare a un test in grado di cambiare la storia.
La costruzione dei dialoghi tra Caleb e Ava, l’androide con le fattezze di Alicia Vikander, è interessante e permette di creare un rapporto molto stretto tra l’umano e la macchina. I due attori dialogano molto bene tra di loro in un botta e risposta che più che dare risposte lascia molte domande. Un modo per tenere alto l’interesse e stimolare lo spettatore, ma che a volte è ridondante.
L’Intelligenza Artificiale è sempre stato un argomento delicato, ma anche molto discusso in vari film: basti pensare al disastroso “Trascendence” con Johnny Depp. La pietra miliare del genere resta “Il mondo dei robot” del 1973 e “Ex Machina” è ben lontano da questo livello, seppur mostra avere delle qualità. L’inversione di tendenza, con gli uomini in tensione e i robot a fare la parte dei cattivi è un interessante cambio di vedute e pensiero.
La regia limitata ad un solo ambiente è appassionante e mai banale, ma il vero problema è la mancanza di novità in un argomento già abbondantemente trattato. Questo thriller aveva tutto per essere un’opera indimenticabile e forse per alcuni aspetti potrà esserlo, d’altronde un esordio alla regia è sempre un azzardo, ma in questo caso la vittoria di Alex Garland c’è. Il risultato di “Ex Machina” alla fine è positivo per quanto ti lascia dopo la visione, ma se non si ama una recitazione piuttosto teatrale è un film da evitare.
Il rapporto tra Ava e Caleb ricorda in più di un momento il film “Her”, con l’umano che si lascia andare all’amore per una macchina.
Qui la differenza è che non ci sarà alcun aggiornamento che porterà via l’amata, ma bensì sarà questa a sorprendere in un finale teatrale quanto una tragedia greca, anche qui davvero esagerato. Non è in questo caso l’amore condiviso con il mondo come nell’opera di Spike Jonze, ma in “Ex Machina” c’è invece un sottile gioco psicologico e filosofico che ci porterà alla fine a rivalutare quest’opera e a coglierne gli aspetti e le sfumature più positive.
La frase:
"Le intelligenze artificiali ci ricorderanno come scimmie erette destinate all’estinzione".
a cura di Thomas Cardinali
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