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Essential Killing
Il regista, sceneggiatore e attore polacco Jerzy Skolimoski torna al Lido di Venezia proponendo un thriller dai toni realistici e drammatici, con pochi dialoghi: "Essential Killing". Già in passato il regista era intervenuto al Festival di Venezia presentando diverse pellicole di successo e facendo addirittura parte della Giuria internazionale del Concorso. Ha ottenuto nel tempo diversi riconoscimenti per le sue opere caratterizzate da una fotografia elegante, da uno sguardo amaro e malinconico, realistico e al tempo stesso surreale con forti riferimenti autobiografici. L’essere nato a cavallo di due mondi differenti, di due culture differenti costantemente in bilico (Europa Occidentale ed Europa Orientale), lo ha dotato di un attento sguardo osservatore che lo spinge verso un realismo venato di lirismo, scevro però da ogni tipo di sentimentalismo. Tutti questi aspetti, così costanti nella sua produzione, sono evidenti anche in "Essential Killing", la cui sceneggiatura è stata scritta dallo stesso regista in collaborazione con Ewa Piaskowska. Il protagonista è un talebano catturato dalle forze americane in una valle del Nord dell’Afghanistan che viene trasportato in una prigione segreta europea, tuttavia per uno strano caso del destino l’uomo riesce a fuggire. Comincia così una caccia all’uomo tra i boschi ghiacciati della Polonia, un mondo completamente diverso dal suo anche se altrettanto selvaggio e spietato. L’uomo vaga per questi boschi senza sapere cosa fare, il suo unico pensiero è sfuggire agli inseguitori e sopravvivere cercando di risolvere il più presto possibile i problemi e soprattutto le esigenze impellenti del suo corpo che di volta in volta si presentano lungo questa marcia forzata. Affamato, stanco, infreddolito, ferito vaga in questo nuovo deserto di ghiaccio, così diverso da quello di sabbia, ma al tempo stesso simile. Entrambi i deserti qui rappresentati, sono inospitali, ben poco accoglienti, terrificanti nelle loro più sublimi espressioni, capaci di strappare la vita senza remore. Fin dall’inizio la natura viene rappresentata nella sua intera e intensa bellezza selvaggia, senza diventare mai espressione dei sentimenti del protagonista. Un senso di vuoto e solitudine attanaglia l’uomo, mentre vaga in questa distesa bianca, egli non è un eroe, è solo un uomo che combatte contro di essa, contro le sue leggi per sopravvivere arrivando addirittura ad uccidere o peggio. L’occhio della telecamera segue questa strana, silenziosa avventura, frugando anche nei ricordi di quest’uomo. Lo spettatore non sa se effettivamente egli sia un terrorista e cosa lo abbia spinto in caso a diventarlo, resta sempre il dubbio, domande che non trovano mai risposta con un finale che resta in sospeso. E’ un vero e proprio gioco silenzioso interrotto dalla voce che risuona nei suoi ricordi, tutto è essenziale e nulla sembra lasciato al caso nella pellicola nemmeno i toni surreali che acquista di tanto in tanto. "Essential Killing" è un thriller, un film d’azione e al tempo stesso un’epopea in cui sono analizzati i limiti della resistenza umana senza formulare alcun tipo di giudizio. Il ritmo è lento e carico di attesa, il silenzio incombe rotto da una voce lontana, calda, che affiora e si disperde, che sembra scandire il tempo della fuga. L’attore, regista statunitense, già pittore, musicista e modello di origine italoamericana, Vincent Gallo, qui nei panni del protagonista, conquista il pubblico con una performance eccezionale, che convince e coinvolge con la sua espressività.
La frase: "Se vedete un prigioniero ferito non avvicinatevi senza copertura".
Federica Di Bartolo
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