Domaine
Il giovane regista austriaco Patric Chiha presenta la sua nuova pellicola "Domaine" alla 66esima Mostra del Cinema per la Settimana Internazione della Critica.
E’ il suo primo film, dopo diversi documentari e alcuni corti, ma la regia non ha incertezze e la storia scorre fluida e avvincente.
Cosi come già il suo titolo sembra annunciare, Chiha presenta una storia di dominio, ovvero di controllo psicologico esercitato da Nadia (una brava Beatrice Dalle) più o meno inconsapevolmente su suo nipote Pierre, diciassettenne alla scoperta della vita e dell’amore.
Nadia è una studiosa, analizza la bellezza e l’ordine dei numeri così da capire come frenare il caos che avanza nella sua vita personale: uomini sempre diversi, cambi di umore continui e il bere che diventa sempre più una necessità e non un piacere. Unico punto fermo, riferimento per lei ed ostacolo alla sua definitiva discesa verso il baratro, è la compagnia quotidiana di Pierre che trascura i suoi coetanei per occuparsi di lei e accudirla come un premuroso innamorato.
Lo scorrere del film non è altro che la parabola di questa fascinazione che cresce fino a soffocare il ragazzo e lo "costringe" a guardare il mondo e le persone che lo circondano, e finalmente a vivere la sua età.
Il regista e il cast ben rappresentano questo "rapporto malato". Sin da subito si avverte che Nadia è consapevole dell’ammirazione di Pierre e la usa per portarlo ad essere la sua ancora di salvezza, ultimo legame con la realtà e l’ordine - come lei stessa dice.
Nonostante la loro quotidianità sia sempre fatta delle stesse piccole cose (una passeggiata insieme nel parco, un bicchiere di vino bevuto insieme), Chiha inserisce degli elementi "disturbanti" che fanno presagire il "caos" e mal si adattano a quello che altrimenti potrebbe anche essere un normale rapporto zia-nipote: Nadia, sempre più sola e infastidita dal mondo e dalla gente, inizia a rendere Pierre partecipe anche della sua vita più intima, ed è proprio qui che si avverte la rottura nel loro rapporto e l’inizio dell’allontanamento di Pierre.
Buona la scelta del cast ed in particolar modo della Dalle nel ruolo di Nadia: il suo fascino è indiscutibile, ma sono il suo viso e il suo corpo segnati dal tempo che evidenziano quanto la donna abbia vissuto e lottato contro i suoi demoni e la rendono ancora più interessante.
Una curiosità non risolta... Il regista, soprattutto all’inizio del film, ci informa dell’intervallo di tempo tra gli eventi usando un’inquadratura fissa sull’acqua del fiume che scorre in balia della corrente, a rappresentare chiaramente l’attrazione incontrollabile che trascina sempre più Pierre verso Nadia. Siamo davanti ad una citazione della regia di Lars von Trier ne "Le onde del destino"?

La frase: "You were my gasoline...".

Giuliana Steri

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