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Desert Dream
Non è molto risaputo nemmeno in estremo oriente che la Cina e la Mongolia sono la destinazione di moltissimi rifugiati provenienti dalla Corea del Nord. Il regista cinese Zhang Lu immagina il viaggio lunghissimo ed estremo di una madre e di suo figlio che nella loro peregrinazione si imbattono in un villaggio mongolo in stato di semi abbandono, in cui soltanto il capo villaggio, Hungai continua ad impegnarsi nel suo lavoro. Anche se sua moglie e sua figlia si sono trasferite in città per via di un problema di salute di quest'ultima, l'uomo continua a piantare alberi nella sua terra selvaggia ed inospitale. Accoglie i due fuggiaschi e dopo le prime incomprensioni basate anche sulle lingue diverse inizia a nascere un sentimento, forse persino di amore e di reciproca appartenenza.
Desert Dream è il classico film che richiede allo spettatore estrema pazienza e, si potrebbe dire, abbandono completo al fluire delle immagini. I rapporti tra i personaggi si sviluppano lentamente, in atmosfere distese e di parole rarefatte. Lo sfondo è il deserto mongolo, struggente e ferino, apparentemente inadatto alla vita degli uomini e degli animali allo stesso modo. Questa terra desolata diventa dunque un non-luogo in cui è possibile l'incontro che normalmente non potrebbero (o non dovrebbero) incontrarsi e che si ispirano a principi di vita radicalmente opposta. I due rifugiati sono infatti costretti a un viaggio perenne, senza riposo, mentre Hungai è dedicato anima e corpo ad una stanzialità ostinata fin quasi all'ottusità. Il capo villaggio di una comunità che quasi non esiste più è proprio la rappresentazione del legame dell'uomo con la propria terra in senso elementare e quasi pre-ecologico. Hungai resta per preservare la steppa.
Il regista, che è anche scrittore, nega qualunque genere di legame tra cinema e poesia e dichiara spessissimo di trattare le due forme artistiche in modo del tutto separato. Eppure nel modo disteso di condurre la macchina da presa, nel modo di indugiare sui paesaggi e sui piccoli gesti si può notare l'andamento di un poema basato su scorci naturali ed umani. Questo è spesso alquanto pesante sullo schermo, ma farà la festa di chi si vorrà fare incantare senza riserve da un mondo lontano nello spazio e per certi versi nel tempo.
La frase: Regista! È questo il meglio che sai fare?!?
Mauro Corso
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