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Deadgirl
I protagonisti sono Rickie (Shiloh Fernandez) e JT (Noah Segan), studenti che, marinata la scuola, si perdono e finiscono per ritrovarsi in un decadente edificio di un vicino ospedale abbandonato, al cui interno trovano un nudo corpo di donna, incatenato a un tavolo e coperto con un telo di plastica, che non è morto come appare al primo impatto.
E, mentre i ragazzi reagiscono alla situazione in modi estremamente diversi, trovandosi presto coinvolti in un viaggio contorto che li spinge a decidere quanto essi siano disposti ad estendere la loro consapevolezza di cosa è giusto e di cosa non lo è, s’intravedono perfino tracce di horror orientale d’inizio XXI secolo in alcune immagini del lungometraggio girato a quattro mani in HD da Marcel Sarmiento ("Lui, lei e Babydog") e Gadi Harel ("Operation Midnight Climax"), che sembra trapelare citazionismo in non pochi momenti.
Infatti, se le sequenze in cui vengono consumati disgustosi rapporti sessuali con la presunta defunta possono richiamare immediatamente alla memoria il tarantiniano "Kill Bill", la provenienza professionale dello sceneggiatore Trent Haaga, cui dobbiamo sia lo script di "Citizen Toxie: The toxic avenger 4" che molte prove d’attore in ambito trash ("Killjoy 2: Deliverance from evil" e "Dr. Horror’s erotic house of idiots nel curriculum), ci lascia tranquillamente pensare che il modello d’ispirazione potrebbe essere stato il cult-movie underground "Nekromantik", del tedesco Jörg Buttgereit; come pure ci spinge ad individuare in alcune situazioni omaggi a "Paura nella città dei morti viventi" di Lucio Fulci e "Le notti erotiche dei morti viventi" di Joe D’Amato alias Aristide Massaccesi.
Senza dimenticare l’inserimento di tutt’altro che fastidiose parentesi grottesche (la ragazza abbordata presso una stazione di servizio) e trasportando progressivamente lo spettatore, avvolto dai colori desaturati della fotografia di Harris Charalambous ("Fifty pills"), alla scoperta del mistero che ruota attorno alla natura dello pseudo-cadavere.
Fino alla finale pioggia splatter di quello che, un po’ come il kinghiano "Stand by me-Ricordo di un’estate", individua nel ritrovamento della salma l’evento catalizzatore per la fase di crescita dei due giovani protagonisti.
La frase: "Un bel po’ vivace per essere morta, non credi?".
Francesco Lomuscio
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