Isola 10
Il recupero e la condivisione di pezzi di memoria, per costruire una Storia collettiva. Con la rivisitazione di uno dei criminali episodi della dittatura di Pinochet, parte del compito lo ha assunto Miguel Littin, uno dei più importanti, veterani registi dell'America Latina (che allora lasciò il Cile). Il suo è inoltre un tributo al martirio del presidente Allende, ricordato sia con immagini di repertorio dal Palazzo Moneda sotto assedio che con l'audio dell'ultimo discorso via radio, ripetuto e musicato anche nei titoli di coda. E uno dei risultati raggiunti sta intanto nel fatto che il film è stato proposto all'Accademy per rappresentare il paese agli Oscar.
Ispirato all'omonimo libro autobiografico di Sergio Bitar (ministro all'epoca del golpe, come anche oggi, ed esponente di caratura internazionale di un impegno culturale e sociale), il titolo "Dawson Isla 10" di riferisce al numero di riconoscimento assegnato ai politici istituzionali deportati come "prigionieri di guerra" nella fredda isola all'estremo sud della nazione, significativamente definita "ultimo confine della Terra".
Servendosi di una fotografia decolorata e livida e di un cronachistico rigore dell'essenziale, Littin (che ha scritto, prodotto e diretto) riporta l'attenzione del mondo al caso, le dure condizioni di vita (gli ammalati senza cure adeguate, i lavori forzati, le punizioni), i momenti ludici di tenace vitalità ("venceremos" cantata e fischiettata, i progetti di fuga, le lezioni, l'arrivo di una chitarra e lo spettacolino natalizio), le piccole, furtive socializzazioni che arrivavano fino a gesti di solidarietà tra carcerieri e detenuti. Nell'operazione, il cinenasta azzecca soprattutto la sottolineatura dell'assurdità della situazione e della pochezza umana-etico-politica dei militari, tra rigidità (un delegato a portavoce per i reclusi, il ciclico ricambio degli ufficiali) e il ridicolo inconsapevole di un cieco anticomunismo che si esprimeva nei grotteschi interrogatori, nella censura della parola "Cuba" nelle canzoni di gruppo, negli insulti.
La frase:
"A partire da questo momento non avete più un nome. Non esistete. Non avete un passato né un futuro".
a cura di Federico Raponi
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