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Dark skies - Oscure presenze











Difficile considerare “Dark skies” il “fenomeno horror dell’anno”, come invece viene presentato, poiché, se questa affermazione fosse vera, il livello del cinema del terrore sarebbe davvero molto basso.
Probabilmente, quello che segue potrebbe essere considerato un giudizio sommario e impietoso, ma non è così.
L’operato di Scott Stewart e Jason Blum lascia molto a desiderare e si rivela poco interessante e poco coinvolgente, ai limiti del noioso.
Al centro della storia c’è una giovane coppia di coniugi, i Barrett: vivono in un quartiere tranquillo e hanno una bella famigliola; hanno però anche problemi economici, il loro primogenito Jasse frequenta brutte compagnie e il piccolo Sam si comporta in modo strano. Senza contare che uno stormo di uccelli impazziti si è schiantato contro la loro casa. A Daniel (Josh Hamilton) e Lacy (Keri Russell) non serve molto per capire che un’oscura presenza minaccia i loro figli e la tranquillità stessa della loro famiglia. I due, dopo un’iniziale scetticismo, decidono di prendere in mano la situazione, affrontando il pericolo.
Tralasciando la sequela di stereotipi proposti dalla trama (un adolescente problematico, un bambino che sembra avere poteri paranormali, una famiglia tranquilla ma con qualche scheletro nell’armadio), ci accorgiamo subito che la sceneggiatura del film non è affatto brillante: i dialoghi sono poco coinvolgenti e il loro contenuto è a tratti persino imbarazzante. Dei pessimi interpreti non riescono a dare maggior risalto a personaggi di per sé già poco caratterizzati e il doppiaggio italiano non aiuta in questo senso. A livello di scrittura del film, di coesione degli avvenimenti, non siamo messi meglio: alcune scene si rivelano completamente inutili rispetto all’economia del racconto e la tensione durante il corso del film non è gestita con poca consapevolezza e una punta di ingenuità. La regia di Stewart sfoggia movimenti di macchina, soggettive e carrellate ma di fatto non ha nulla di interessante o innovativo e soprattutto non sembra riuscire a comunicare nessun tipo di sensazione. La fotografia fredda e lucida non ci restituisce né tensione né tantomeno “paura” e, se il cinema horror si fonda su questa sensazione, probabilmente nella lavorazione del film qualcosa non è andato per il verso giusto. La colonna sonora quasi completamente assente e composta per lo più di rumori e stridii, gioca la sua utilità nei momenti topici, forse gli unici davvero riusciti.
Insomma, “Dark skies” nel complesso risulta un film piuttosto noioso e, anche se il finale sembra offrire prospettive migliori, la cattiva lavorazione e la scrittura piatta ne vanificano gli sforzi.

La frase:
- "Come sa queste cose?"
- "Perché non siete i soli".

a cura di Fabiola Fortuna

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