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Cuore scatenato
Se vi pungesse vaghezza di assistere a scene dove un cowboy con l'accento caro a Camilleri sorbisce una granita di limone seduto sotto un sole cocente davanti ad una bar dal nome "La gazzosa" o se avete sempre desiderato conoscere un pistolero che cavalca tra i fichi d'india di una masserizia di gattopardiana memoria, "Cuore scatenato" di Gianluca Sodaro fa per voi.
"Cuore scatenato" è un western siciliano e racconta la storia di Boe Tamburo (Francesco Sframeli, "Due amici") un temutissimo pistolero siculo. Costretto in prigione per aver ucciso un po' di persone per futili motivi, viene a scoprire, anche a causa di due eleganti corna sortegli nottetempo, che la moglie (Barbara Rizzo, "Marianna Ucria") lo tradisce con mezzo paese. Fuggito dal carcere, (da cornuto si confonde con un gregge di mucche…) , torna in paese e fa strage di tutti i "masculi" in età di accoppiamento per essere poi ripreso dai carcerieri (il cui capo è uno spaesato Gigio Alberti, "Mediterraneo", "Ferie d'Agosto") e scontare tutta la sua condanna lontano dalla moglie con la quale si era nel frattempo riappacificato.
Il tentativo del regista Sodaro di coniugare tradizione (la trama ricorda molto da vicino quella delle storie raccontate dai cantastorie siciliani) con modernità creando un ibrido in cui si miscela la fenomenologia del genere western, il musical nostrano ed un pizzico di strampalataggine onirica, devo dire, naufraga di fronte all'insensatezza della storia che poggia su una sceneggiatura fragile ed effimera come neve al sole. I dialoghi non sostengono il senso, immaginiamo goliardico, del film restando ad un livello da fumetto per bambini. Le interpretazioni degli attori (pure bravi come il protagonista Francesco Sframeli) non riesce a dare dignità all'opera anche a causa dei ruoli per i quali non sembrano tagliati. I tentativi di divergenza verso soluzioni spettacolar-mistiche finiscono per appesantire ulteriormente il film, troppo slegati e troppo avulsi da un contesto la cui mancanza di coerenza è il principale difetto. Purtroppo, siamo di fronte all'ennesimo tentativo di confezionare un prodotto del cinema italiano che sia originale e valido senza però riuscire a discostarsi dai canoni propri ad un serial televisivo o ad un quiz da prima serata. Ed allora basta una storia piccola piccola, qualche ideuzza qua e là e - soprattutto - il contributo del Dipartimento dello Spettacolo, ed ecco che il film è bello e fatto.
Daniele Sesti
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