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Coco Chanel & Igor Stravinsky
A Parigi, nel 1913, Coco Chanel assiste al Théatre Des Champs-Elysées all’anteprima de "La sagra della primavera" di Igor Stravinsky. Per la donna è un’esperienza emozionante, ma il pubblico non apprezza un’opera così innovativa e la prima finisce in una rissa. Stravinsky è fuori di sé e amareggiato, oppresso anche dalla mancanza di denaro. Con lui la devota moglie Katia, di nuovo incinta.
Trascorrono tredici anni quando le strade dei due si incrociano di nuovo. Coco, ormai affermata couturier, è inconsolabile per la morte dell’amante, l’adorato Arthur "Boy" Capel e Stravinsky è senza un soldo, con famiglia numerosa e moglie malata di tubercolosi. Chanel, colpita dall’uomo e dalla sua arte, mette a disposizione dell’intera famiglia del compositore la sua villa di Garches, vicino a Parigi.
Qui Stravinsky può lavorare indisturbato, la moglie ricevere cure adeguate e i bambini divertirsi in piena libertà. Ma Igor Stravinsky non ha fatto i conti con il fascino di mademoiselle Coco.
Celebrazioni di Coco Chanel: dopo la miniserie televisiva interpretata da Barbora Bobulova, il film "Coco avant Chanel – L’amore prima del mito" con Audrey Tautou, è la volta di "Coco Chanel & Igor Stravinsky", film di chiusura del 62esimo Festival di Cannes, diretto dall’olandese Jan Kounen, con Anna Mouglalis nei panni di Coco e Mads Mikkelsen in quelli di Stravinsky. Differenti punti di vista per cercare di cogliere il mistero di una donna che ha rivoluzionato la moda e che la biografia ufficiale ci tramanda come imperiosa e mascolina, non certo bella ma dotata di uno charme pare irresistibile, come il suo profumo, il N.5 che, per volere di Coco, doveva essere "una fragranza per la donna che sappia di donna".
Jan Kounen sceglie di raccontare della vita di Chanel la sua (reale) relazione con il compositore russo, esiliato a Parigi dopo la Rivoluzione. Si avvicina alla donna quando è già un mito, ricchissima, abituata a comandare e a ottenere, ma lacerata dalla perdita di Boy, forse il suo unico amore. Mentre Stravinsky è ancora un genio incompreso, bisognoso di aiuto finanziario e oppresso da una famiglia numerosa. Kounen cerca di portare sullo schermo la passione che divampa tra due anime rivoluzionarie e anarchiche, da una parte l’indipendente Coco e dall’altra lo sposatissimo Igor che, in una scena significativa, cerca di disprezzare la donna come talento artistico, per contrastare e svilire l’attrazione che sente per lei. Ma Kounen non ce la fa: la passione tra i due è un’asettica serie di amplessi in ambienti eleganti e liberty, tra tessuti preziosi bianchi e neri, una reiterazione di furori compositivi da una parte e innovativi dall’altra (è il periodo di Chanel N.5) quasi uno si nutrisse dell’altro per creare. Kounen vuole spiare una relazione tra due esseri eccezionali, ma il suo sguardo non arriva oltre il letto e quello che rimane è l’imperiosità di Coco e un monocorde e quasi vigliacco compositore.
La frase: "Non sei un’artista Coco, tu fai solo abiti".
Donata Ferrario
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