Sils Maria
Olivier Assayas torna a lavorare con Juliette Binoche dopo l’esordio con “Rendez vous” (1985) e la reunion di “Ore d’estate” (2008). In “Sils Maria” si racconta la storia di un’attrice di successo, Maria Enders, interpretata propria dall’attrice premio Oscar per “Il paziente inglese” (1997), e del suo rapporto con Valentine, un’assistente con il volto di un’ottima Kirsten Stewart. Il debutto di Maria era avvenuto al cinema a soli 18 anni nel ruolo di Sigrid, giovane affascinante in grado di far capitolare anche donne più mature come Helena. La storia per un curioso scherzo del destino la spinge a teatro, proprio per la medesima opera a ruoli invertiti.
Stavolta Sigrid avrà il volto della supereroina dei teenager Jo-Ann, la Chloë Grace Moretz già ammirata in “Hugo Cabret” di Martin Scorsese e nella saga di “Kick Ass”.
La narrazione affronta tematiche intime nell’attrice come l’insicurezza e la paura per l’età che avanza, come i dialoghi intensi con Valentine non fanno altro che evidenziare. Il loro rapporto è molto intimo e l’eccezionale complicità ricorda quella tra Meryl Strepp e Anne Hathaway in “Il Diavolo veste Prada”, ma le cure premurose diventano ben presto più attente rispetto al mero dovere.
La composizione è divisa in atti, come se fosse un’opera teatrale e il ruolo di Jo-Ann sembra cucito da un sarto addosso alla Moretz. L’opera è stata presentata al Festival di Cannes del 2014 e conferma la metamorfosi della Stewart, passata da bambina spettacolo in “Panic Room” per la saga di “Twilight”, fino ad arrivare a due ottime prove in questa pellicola e in “Still Alice”, film in concorso al Festival Internazionale del film di Roma 2014.
La chimica che si è creata tra la Binoche e l’ex eroina vampira è tangibile e rapirà lo spettatore attraverso i loro dialoghi che, specie nei riferimenti ai social network, rendono molto credibile le denunce delle protagoniste. Il regista sfrutta degnamente il paesaggio regalando bellissime cartoline dai monti della Svizzera, anche se, probabilmente, il vero obiettivo era fotografare l’animo di una donna chiamata a combattere affannosamente contro lo scorrere del tempo e il desiderio verso Valentine. Il testimone ideale dei personaggi di Sigrid ed Helena è l’emblema di come spesso e volentieri la società ti dimentichi rapidamente.
Il film può regalare prospettive diverse, ma il messaggio concorde per tutti è che la giovinezza della protagonista se n’è andata e tra le montagne resteranno solamente ricordi ed emozioni.
La frase:
"Il tempo passa e lei non lo accetta, nemmeno io credo".
a cura di Thomas Cardinali
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