Cherchez Hortense
Trattandosi di un romanzo d’amore e di formazione, "Odile" di Raymond Queneau rientra tra le fonti che hanno ispirato la sceneggiatura di questa commedia dolce-amara diretta dal parigino classe 1946 Pascal Bonitzer, autore di "Piccoli tradimenti" (2003) e "Alibi e sospetti" (2008).
Commedia dolce-amara che vede il Jean-Pierre Bacri di "Quello che gli uomini non dicono" (2006) nei panni del professore di sinologia Damien, il quale, per evitare che venga espulsa la clandestina Aurore, con le fattezze della Isabelle Carré di "Emotivi anonimi" (2010), si ritrova messo alle strette dalla moglie Iva alias Kristin Scott Thomas, regista teatrale, che gli intima di chiedere aiuto a suo padre, membro del Consiglio di Stato con cui l’uomo ha un rapporto più che distante.
Un rischioso incarico che lo fa precipitare in una spirale destinata a sconvolgere la propria esistenza, già complicata dalla storia d’amore con la compagna, insabbiata in una routine venata di stanchezza, insieme alla quale ha il figlio Noé, interpretato da Marin Orcand Tourres, che vive con loro.
Per circa cento minuti di visione di cui il regista spiega: "Volevo parlare a modo mio della questione dei sans papier e degli accertamenti d’identità in senso lato. Negli anni che abbiamo appena vissuto, questi controlli non venivano effettuati solo in base ai tratti del volto: ad alcuni è capitato di dover dimostrare che i propri bisnonni erano nati in territorio francese. E’ una tematica che mi tocca da vicino, le mie radici sono cosmopolite e, quindi, l’identità, quella che crediamo di avere e quella che può essere messa in discussione dalle autorità, è una questione che mi preoccupa profondamente".
Cento minuti di visione che, però, sembrano essere sorretti unicamente dalla non disprezzabile prova del cast, rivelandosi piuttosto fiacchi dal punto di vista narrativo e, oltretutto, decisamente banali per quanto riguarda l’epilogo.
Tanto che, al di là di un paio di situazioni divertenti che vedono coinvolto l’orientale Satoshi, con il volto di Masahiro Kashiwagi, non si fatica ad intuire che ci troviamo dinanzi a una pellicola indicata soltanto per i completisti della meno "commerciale" commedia d’oltralpe.
La frase:
"E’ da puritani pretendere un po’ di pudore?".
a cura di Francesco Lomuscio
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