Sogni e delitti
Dopo Matchpoint e Scoop, Woody Allen rimane in Inghilerra. "Cassandra's dream" può essere considerato il naturale seguito degli altri due, la terza (quarta, se si considera il Crimini e Misfatti del 1989) variazione sui temi dell'assassinio e del senso di colpa.
Sia chiaro fin da subito che, come registro narrativo, siamo più dalle parti di Matchpoint (drammatico) che di Scoop (commedia) e che, in assoluto, il film non è un capolavoro. Visto da solo, e cioè senza contestualizzarlo all'interno dell'ultima (europea) filmografia dell'autore newyorchese, la pellicola risulta interessante soprattutto per la costruzione dell'attesa che precede l'evento tragico e la capacità di rendere realistico il rapporto tra i due fratelli protagonisti (i bravi Ewan McGregor e Colin Farrell).
Si inizia e si conclude lì dove era finito Scoop: su una barca. Se lì era quella delle anime dell'Ade traghettate da Caronte, qui è quelle di due fratelli che diverranno peccatori. E non è un caso se il nome scelto per l'imbarcazione, Cassandra's dream (Il sogno di Cassandra), richiami in causa quella figura epica che, involontariamente, aveva fatto delle predizioni negative (ma vere) la propria fama.
Ricorre il personaggio del giovane ambizioso e arrivista, che in nome del successo è pronto a sacrificare la giustizia. Diversi, e complementari, sono gli esiti. In Matchpoint Jonathan Rhys-Meyers aveva la fortuna di far cadere la pallina nel campo avversario dopo aver corso pericolosamente sul net, in Scoop Hugh Jackman la sfortuna di aver architettato un omicidio in un lago (sempre con una barca) pensando erroneamente che la vittima (Scarlett Johansson) non sapesse nuotare, mentre qui Ewan McGregor deciderà di non giocare fino in fondo, di non sacrificare il fratello come i suoi predecessori avevano fatto con le rispettive fidanzate.
"Alla fine, nella vita, si può contare solo sulla famiglia", e la relazione fra due fratelli è quanto di più stretto ci possa essere. Non per questo sono uguali. Sono cresciuti assieme, ma vivono diversamente il senso di colpa. McGregor è pronto a scacciarli via come in Matchpoint, Farrell invece si confronta con la morale, non riuscendo a passare oltre. Entrambi sono giocatori: Farrell di carte e scommesse, McGregor di vita e morte.
Una tragedia a tutti gli effetti, che vive nell'attesa di quell'omicidio che ormai Allen ci ha abituati ad utilizzare come strumento drammaturgico. Troppo calcolato (ed è questo il limite maggiore del film), ma allo stesso tempo essenziale per completare un discorso più ampio sulle diverse nature dell'uomo messo di fronte al dilemma: etica/successo materiale. Allen se lo può permettere.

La frase: "Ho esaminato la situazione e l'unica soluzione possibile è eliminarlo".

Andrea D'Addio

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