Casa de los Babys
Debutta al cinema come sceneggiatore di Roger Corman, arriva al successo con la regia di "Stella solitaria", il suo ultimo film, "La costa del sole", è da qualche settimana sugli schermi italiani.
Per la sezione controcorrente, a Venezia, John Sayles ha presentato La casa de los babys, in cui ci propone sei americane che si recano in America latina per trovare dei bambini da adottare. In Messico la legge impone alle madri adottive di stabilirsi nel paese di origine del loro futuro figlio e di adattarsi ai costumi locali, almeno finché le pratiche di adozione non saranno concluse. Le sei donne sono molto diverse fra loro: c'è un'ex alcolista, una newyorkese lunatica, una giovane ricca, un'abitante del Middle West, una bostoniana con gravi difficoltà economiche e un'atletica bionda. Ognuna di loro nasconde qualcosa (chi un non ben celato dispotismo, chi una propensione alle bugie e al furto, chi una tragica vicenda), ma tutte sono accomunate da un desiderio più o meno sano di avere un figlio.
Accanto a loro, si muovono gli abitanti del posto, poveri, disperati, a volte addirittura affamati. Due universi diametralmente opposti, con esigenze e aspettative di diverso tipo. Le americane farebbero qualsiasi cosa per avere un bambino, gli autoctoni sono divisi fra i problemi economici e le gravidanze indesiderate. Per le strade pittoresche, in cui i turisti si affollano in cerca di souvenir e prodotti locali, si aggirano ragazzini magri, sporchi, analfabeti, che per alleviare le sofferenze di una vita ingiusta sniffano vernice, che si sentono ricchi perché qualcuno gli regala un libro che non sanno neppure leggere. A nessuna delle donne viene in mente di adottarne uno, di salvare una vita da una condizione pietosa. Tutte vogliono un neonato, "nuovo", da istruire ed educare secondo le migliori tradizioni americane.
Il grido di denuncia di uno degli ultimi registi off della cinematografia americana, si staglia netto contro il falso moralismo di tutti quegli americani che imperterriti, convinti della loro buona fede, continuano ad alimentare un deprorevole traffico.
Nel cast troviamo una Daryl Hannah, sempre in splendida forma, alle prese con il personaggio più tormentato della vicenda e la "segretaria" Maggie Gyllenhaal, ricca e dolce sposina ormai decisamente lontana dal personaggio che l'ha resa famosa.
A metà strada fra la commedia e il dramma, il film non convince appieno e termina lasciando lo spettatore piuttosto perplesso e poco convinto che le scene passate sullo schermo siano state davvero soddisfacenti.

Teresa Lavanga

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