Buona giornata
Una volta superati i titoli di testa, accompagnati dalla colonna sonora a firma di Manuel De Sica, il primo che vediamo in scena, alle 6.20 a Roma, è proprio il fratello Christian, impegnato nel ruolo di un principe in disgrazia che, per poter mantenere il suo antico e nobile palazzo, è costretto ad affittarlo alla troupe delle fiction.
Poi facciamo conoscenza con una manager siciliana trapiantata a Milano incarnata da Teresa Mannino, la quale, rimasta accidentalmente a Bologna durante un viaggio per lavoro verso la capitale, lascia sul treno computer, cellulare e carte di credito.
In Puglia troviamo Diego Abatantuono nei panni di un milanese che, sposato con una donna del posto, porta avanti un disastroso rapporto con moglie e figli, mentre, di nuovo a Roma, abbiamo Maurizio Mattioli in corsa contro il tempo, affiancato da Gabriele Cirilli, per non far scoprire alla Guardia di Finanza tutti i beni di lusso accumulati evadendo il fisco.
E, prima ancora di tornare nella Città Eterna con un Lino Banfi senatore di cui è stato chiesto l’arresto dal Tribunale di Napoli per corruzione e abuso d’ufficio, conosciamo un facoltoso notaio napoletano con le fattezze di Vincenzo Salemme, il quale, sorpreso dalla moglie Tosca D’Aquino a intrattenersi con una prostituta straniera "raccomandatagli" da un amico cliente, si trova costretto a farla passare per la figlia avuta da una relazione giovanile.
Senza contare uno scaramantico tifoso della fiorentina che, interpretato da Paolo Conticini, parte in trasferta per Verona all’inseguimento della squadra del cuore insieme alla fidanzata Chiara Francini, sono loro i protagonisti delle diverse vicende destinate ad alternarsi nell’arco di una classica giornata dell’Italia d’inizio XXI secolo.
Una giornata che Carlo Vanzina, come sempre affiancato in fase di script dal fratello Enrico, racconta ponendo in scena sì personaggi afflitti da problemi e difficoltà tipiche dell’odierno (soprav)vivere, ma ricorrendo a una abbondante dose di ottimismo e buonumore.
Come vuole la migliore tradizione della Commedia all’italiana, del resto, anche qui più volte citata (si va da un De Sica in stile "Il marchese del Grillo" alla battuta dello stesso sui maritozzi che ne ricorda una di Sordi in "Racconti d’estate") e, da sempre, mirata ad affrontare con ironia vizi e difetti degli abitanti dello stivale tricolore.
Vizi e difetti che spaziano dalla dipendenza da tecnologia della Mannino al desiderio di Mattioli (il più divertente dell’ammucchiata) di continuare a non pagare le tasse; mentre Banfi finisce in una situazione alla "Week-end con il morto" (1989) e Salemme sempre più risucchiato nel vortice delle bugie.
Per il resto, sono le avventure di Abatantuono e Conticini a rimanere piuttosto irrilevanti e marginali nel corso del leggerissimo insieme, tutt’altro che volto alla risata grassa e che azzecca soprattutto l’epilogo-analisi della società moderna, mostrando in che modo, anche dinanzi alla fortuna, siamo diventati dei "soliti ignoti". Omaggio (in)diretto a Mario Monicelli?
La frase:
"In questi tempi di crisi bisogna sapersi arrangiare e magari sperare in un colpo di fortuna".
a cura di Francesco Lomuscio
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