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La Verità Nascosta











Chi vorrà vedere un thriller tradizionale non rimarrà soddisfatto: si tratta anche e soprattutto di una storia d’amore, di una gelosia che porta a mettere alla prova chi si ama, spesso con risultati imprevisti... e pericolosi.
La storia raccontata ne "La verità nascosta" nasce e si esaurisce all’interno di una grande casa che il giovane direttore d’orchestra Adrián (Quim Gutiérrez) ha preso in affitto con la sua fidanzata Belén (Clara Lago) in seguito all’offerta di dirigere l’Orchestra Filarmonica della città. Tutto sembra andare bene quando un giorno Belén sparisce lasciando un video in cui confessa di aver trovato un altro uomo. Pochi giorni dopo la scomparsa della fidanzata, Adrián intraprende una relazione con la bella barista Fabiana (Martina García) che invita a stabilirsi nella grande casa, ma l’impatto non è dei migliori: la ragazza sente da subito strani rumori provenire dal bagno; tutto fa pensare alla presenza di un fantasma. Che sia Belén?
Un gran bel lavoro quello del regista Andi Baiz, che articola in lunghi e ampi movimenti di macchina (a volte anche rotatori intorno a gruppi di personaggi) e un alto numero di inquadrature montate in velocità. Davvero bella la fotografia di Josep Civit: soffusa, complessa e realizzata con perizia quasi maniacale. Tecnicamente molto buono, peccato per la scarsa qualità della recitazione, peggiorata ulteriormente dal pessimo doppiaggio della versione italiana.
Suggestiva la colonna sonora, principalmente classica con qualche "tocco" di chitarra elettrica distorta dai toni gravi, che si rivela in tutto il suo valore solo nella seconda parte della vicenda.
Un film dalla struttura particolare che prevede un brevissimo prologo cui segue la prima parte; il passaggio alla seconda parte è piuttosto brusco ma d’effetto e apre a una serie di eventi accaduti precedentemente rispetto a quelli appena visti. Un ordine cronologico insolito che conferisce un grande fascino alla storia e dona interesse al racconto creando aspettativa e suspense. Probabilmente, se il regista avesse scelto una narrazione ordinaria, il risultato non sarebbe stata così interessante.
È doveroso avvisare i lettori (e futuri spettatori) del fatto che la prima parte della film è piuttosto noiosa ma la vicenda si riprende molto bene verso la metà del suo svolgimento. Bisognerà avere un po’ di pazienza ma ne varrà la pena: da quando entra nel vivo, la storia si fa opprimente, angosciante, intrigante fino ad arrivare ad un finale aperto e sorprendente.

La frase:
"Non spaventarti se un giorno ti sveglierai e io non ci sarò.".

a cura di Fabiola Fortuna

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