Breaking the Willow
Presentato nella sezione nuovi territori, questo documentario sull'opera Kunqu è talmente lontano dal nostro modo di concepire il teatro e il cinema, da risultare noioso.
Trovo assolutamente inopportuno presentare un tema tanto particolare in un formato tanto lungo; il rischio che si corre (e che in questo caso si è verificato) è quello di non suscitare il minimo interesse da parte di un pubblico che si è presentato all'appuntamento ricco di buoni propositi.
Al regista va però il merito di aver voluto documentare questa forma d'arte che purtroppo sta scomparendo.
Il documentario consiste nel riprendere un'intera opera kunqu e arricchirla con commenti e delucidazioni di una delle sue maggiori interpreti. Gli allestimenti sono ridotti al minimo, ma i costumi ed i trucchi sono opulenti, magnifici, assolutamente eccezionali. L'opera che viene messa in scena racconta di una donna che, dapprima cinica e distaccata, si trasforma in una geisha amorevole nei confronti del suo uomo che deve partire per il fronte. L'opera Kunqu è la più vecchia forma di opera cinese, vanta infatti una storia di circa 600 anni. Nel 2001 l'Unesco l'ha dichiarata una delle 19 forme culturali di particolare importanza mondiale.
La caratteristica che contraddistingue le prestazioni kunqu è il cosiddetto lyricismo (una sorta di vocalizzazione melodiosa), inizialmente elegante e allegro, in seguito tanto oscuro da rendere incomprensibile le relative melodie.
I fattori che hanno limitato lo sviluppo e la popolarità del Kunqu, e che lo hanno reso un genere seguito solo da una ristretta cerchia di persone, sono l'eccessiva lunghezza (alcune opere possono durare anche 20 ore!) e i temi trattati, sempre più anacronistici e ristretti. Per chi ha voglia di scoprire "nuovi territori".
Teresa Lavanga
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