FilmUP - Recensione: Breaking out

Breaking out
Reine (Bjorn Kjellman, "Passioni proibite") è un attore disoccupato che accette un lavoro come direttore artistico in una prigione di alta sicurezza. Lì pensa di poter mettere in scena uno spettacolo con i detenuti per fare finalmente qualcosa di importante. Nessun carcerato sembra però interessato all'iniziativa, anzi il bellicoso "capo" dei detenuti Ekman (Thomas Hanzon) la prende come una provocazione e Reine finisce con il naso sanguinante! Tuttavia tra alcuni prigionieri si fa largo l'idea di poter evadere quando Reine comunica loro che forse potrebbero recitare in altre prigioni o addirittura in un vero teatro.
Tra lotte con le guardie carcerarie che proibiscono addirittura la distribuzione dei copioni e l'aggressività di Ekman che cerca di boicottare le riunioni del gruppo, inizia l'avventura di Reine e dei suoi aspiranti attori. Gags paradossali, situazioni comiche e momenti di vera commozione si alternano fino alla fine: e a quel punto prevarrà lo spettacolo o...la fuga?
Il film rappresenta il debutto nel lungometraggio da parte di Daniel Lind Lagerlof, che ha realizzato "Breaking out" osservando come vengono trattati i detenuti in Svezia, dove viene utilizzato il teatro come terapia criminale con risultati più o meno buoni. Per dare maggiore credibilità sono stati cercati attori mai visti in precedenza sullo schermo per interpretare i detenuti, che sono riusciti a mettere l'accento sull'aspetto divertente della storia rendendo il film diverso da molte altre descrizioni di vita nel carcere. Nonostante l'argomento sia piuttosto serio, Lagerlof ha preferito trattarlo con un po' di humour perché, come ha affermato lui stesso "sono convinto che i nostri cuori si aprano meglio al dolore ed alla sofferenza".

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