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Cosa fareste se il vostro peggiore incubo diventasse realtà?
Sembra essere partito da questo interrogativo il thailandese, classe 1978, Paween Purijitpanya per concepire il suo debutto da regista, il cui protagonista Chon, interpretato da Arak Amornsupasiri, inizia a vedere uno psicoterapeuta dopo aver cominciato a sognare una donna che, incontrata una sola volta in un ristorante, viene uccisa e tagliata a strisce da un misterioso individuo, il quale ne rovescia poi i resti nella tazza del water.
E, tra gatti diabolici e spettrali apparizioni, sono proprio i sogni omicidi a cominciare a perseguitarlo anche da sveglio, facendogli provare l’impressione che il suo corpo sia stato sezionato e scolpito dal bisturi e costringendolo a cercare di provare che ciò che vede non sia soltanto un’illusione, fino a spingersi, in cerca d’indizi, verso l’obitorio numero 19.
Quindi, mentre apprendiamo che, con ogni probabilità, la defunta sta mandando vendicativi messaggi rivolti al suo assassino, i lenti ritmi narrativi, tipici dell’horror di matrice orientale, scandiscono uno spettacolo tutt’altro che privo d’immagini sanguinolente e momenti di violenza.
Spettacolo che, però, non manca di risultare particolarmente fiacco, tanto da spingere lo spettatore a desiderare l’arrivo della fine già durante la prima metà delle oltre due ore di visione (veramente troppe).
Anche se, almeno nelle intenzioni, sequenze come quella dell’improvviso volo di farfalle che anticipa la ragazza avvolta dal filo spinato si rivelano decisamente interessanti, come pure la piuttosto originale rivelazione finale.
Evidente segno che il talento di Purijitpanya sia ancora tutto da verificare, magari attraverso un’opera seconda che, a differenza di questa prima, non sia penalizzata da pessimi effetti digitali destinati ad accentuarne l’invadente alone di amatorialità.
Sperando anche che il regista apprenda che non è sufficiente "macchiare" continuamente la pellicola di oniriche situazioni splatter per confezionare un film dell’orrore che sia in grado di catturare l’attenzione dello spettatore.

La frase: "Dottoressa, ho spesso degli incubi ultimamente".

Francesco Lomuscio

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