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Bittersweet life 
Sun-Woo è l'efficiente direttore del Crown Hotel e il braccio destro di Kang, uno dei più potenti boss della malavita di Seoul. Il rapporto che lega i due uomini è molto profondo e Kang non esita a chiedere a Sun-Woo di controllare la fedeltà della sua giovane fidanzata e di ucciderla nel caso non lo fosse. A venir meno, però, è la fedeltà di Sun-Woo agli ordini.  Scoperto il tradimento della fanciulla non riesce ad assassinarla. Da qui si scatena la terribile vendetta di Kang ma solo nei confronti del giovane direttore...
  
"Bittersweet Life" è un buon film di genere, raffinato e coinvolgente. Diretto in modo elegante e barocco da Kim Jee-woon, uno dei registi coreani più talentuosi. Guarda al cinema di John Woo da cui prende un romanticismo trattenuto e straziante, alla violenza estetizzata di Tarantino e alla sua mescolanza di generi, per confezionare un prodotto elegante e visivamente affascinate, ma non nuovo.
  
Kim Jee-woon si concentra sulle dinamiche che muovono il protagonista: inappuntabile, impeccabile, capace, quasi servile nell'eseguire gli ordini, è la personificazione dell'hotel che gestisce. Questo parallelismo si fa simbolico nel confronto tra le primissime immagini e il combattimento finale. All'inizio lo spettatore viene condotto in un rapido viaggio all'interno del lussuoso albergo dove Sun woo viene pedinato dalla macchina da presa: è un giovane elegante, dall'andatura sicura, padrone del mondo; alla resa dei conti finale il protagonista ripercorre a ritroso lo stesso identico percorso, lacero e sanguinante, libero dal suo ruolo, armato solo del suo desiderio di vendetta. 
Non c'è la volontà di approfondire i personaggi, che rappresentano ruoli ben codificati (il buono, la bella, il cattivo), né di dare alla storia un valore metaforico, anzi tutto viene impostato in modo lineare, a volte fumettistico: l'eroe riesce a superare prove incredibili, a combattere con una mano maciullata solo contro sette uomini, ma tutte queste, che possono sembrare incongruenze, in realtà non lo sono, perché nei sogni tutto è possibile.
  
La frase: "Perché piangi? Hai fatto un brutto sogno?" "No. Piango perché il sogno era così bello che mai potrò riviverlo nella realtà".
  
Elisa Giulidori
  
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