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Big City
Cosa succede se un gruppo di ragazzini resta solo all’improvviso, e deve mandare avanti la comunità? Nella favola "Big city" – da Djamel Bensalah co-sceneggiata e diretta - all’inizio è festa, dai giochi in grande fino al provare quanto è proibito e/o riservato ai maggiorenni.
E’ anche il momento più liberatorio di una vivace pellicola dall’età verde, con bolle di sapone a ricoprire le strade, animali dipinti, sbronze collettive, assalti alla rivendita di dolci. Dopo però arriva la necessità delle veci degli assenti, e tutti – con la scoperta dell’autodisciplina - si impegnano nei vari mestieri (compresa la prostituzione, ma per innocenti baci sulla guancia), e tuttavia c’è ancora spazio per momenti di comicità, come quando la scena si immobilizza all’apparire di una bella bimba.
Secondo Bensalah i problemi arrivano con l’amministrazione della giustizia, quando vanno applicate le dure leggi già scritte per cui chi ruba un libro - perchè vuole imparare ma non gli è permesso e non può permetterselo - subisce la frusta (per il furto di cavalli la condanna sarebbe stata a morte). Specialmente se a disposizione si hanno uno sceriffo ritardato e un giudice alcolista corruttibile, gli unici grandi rimasti. Come nel mondo dei padri, non c’è più schiavitù ma non ancora uguali diritti, qualcuno eredita il razzismo e nel peggiore dei casi la cupidigia porta a provocazioni, criminalizzazione, linciaggi senza prove di minoranze concorrenti nel commercio. Senza dimenticare una storicamente impossibile convivenza pacifica tra coloni e nativi, sebbene siano questi ultimi a rimettere la situazione a posto prima che degeneri. Quello che (ancora) i bambini non possono - stando all’opera, dall’intento educativo e valida soprattutto per i contenuti – riguarda la devastazione ambientale e le contraddizioni etiche proprie degli adulti: istituzione della proprietà della terra, mancato mantenimento delle promesse, esplosioni nelle miniere per la ricerca dell’oro, stragi di bisonti, estrazione petrolifera (la pioggia nera profetizzata dagli "indiani") che trasformerà una ricca terra in una distesa plumbea.
La frase: "Solo loro sanno come distruggere il mondo".
Federico Raponi
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