Azzurro

Denis Rabaglia, svizzero di origine italiana, autore e regista teatrale e di documentari, con il suo film d'esordio, "Azzurro" racconta la triste realtà degli immigrati italiani in Svizzera negli anni '50 con Paolo Villaggio protagonista.
Sfruttati, relegati in zone di lavoro, senza la possibilità di farsi raggiungere dai propri familiari, gli italiani lavorarono fino a quando per questioni di salute o perché non serviva più la loro manodopera, venivano rispediti a casa senza tanti complimenti.
Tornato da tempo nel suo piccolo paese del Salento dopo lunghi anni di lavoro in Svizzera, Giuseppe De Metrio, malato di cuore, sente vicina la sua fine. Ma prima di "superare la porta" come dice spesso, vorrebbe che la sua unica nipotina cieca ritrovasse la vista perduta con il tanto atteso trapianto di cornee. Dopo esser riuscito a superare un infarto, decide di partire per la Svizzera e chiedere aiuto al suo ex datore di lavoro: i due uomini sono infatti legati da un'antica promessa.
Accompagnato dalla nipotina affronta un viaggio che dovrebbe essere di 48 ore ma che alla fine prenderà una piega inaspettata.

Il road movie di Rabaglia si rivela sin dalle prime immagini un viaggio nella convenzionalità e banalità: retorico e scontato in ogni battuta e in ogni situazione. Paolo Villaggio inciampa costantemente nel melodramma melenso e insipido annoiando mortalmente e non commovendo mai. Attraverso la bimbetta cieca che tocca il viso di sconosciuti e le sue pillole di saggezza, il regista tenta del facile sentimentalismo. Ma il colpo più duro contro la perseveranza dello spettatore arriva con i ricordi del passato in cui sia Villaggio che il compagno di lavoro Giorgio, interpretato dal grande Renato Scarpa, sono costretti a fingersi giovani. Villaggio coperto di barba, tinta all'uopo, riesce ad evitare il peggio mentre il povero Scarpa, costretto ai riccioli e alle basette rattrista e basta. La sola colonna portante del film è quella sonora, che rallegra per quel che può l'animo dello spettatore con le note della vivace canzone di Adriano Celentano "Azzurro".

Il film del giovane Rabaglia è stato uno dei maggiori successi cinematografici del 2000 in Svizzera: e chissà per quale strana associazione ci torna in mente la magnifica battuta di Orson Welles in "Il terzo uomo" sugli orologi a cucu degli svizzeri democratici e sulle opere d'arte dell'Europa monarchica e papale.

Valeria Chiari

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