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Attenberg
"Ho fatto un film su quattro persone che si ritrovano a stare nello stesso posto per un breve periodo di tempo. Tre persone che diventano quattro e poi di nuovo due. Naturalmente tre è il numero perfetto per ogni relazione".
Con queste parole, la regista greca Athina Rachel Tsangari, autrice dello sci-fi movie "The slow business of going", considerato dal comitato dei critici di "Village voice" come uno dei migliori film non distribuiti nel 2002, sintetizza le tematiche alla base del suo nuovo lungometraggio, la cui protagonista è l’esordiente Ariane Labed nel ruolo della ventitreenne Marina.
La Marina che, cresciuta insieme al padre in un prototipo di cittadina industriale presso il mare, vediamo già nel corso delle primissime immagini impegnata in un bollente bacio saffico con la sua unica amica Bella alias Evangelia Randou, la quale le impartisce lezioni di educazione sessuale.
Perché, pur senza rinunciare ad un pizzico d’ironia ed a sequenze di sesso ai limiti dell’hard, quella raccontata dalla Tsangari è la storia di una ragazza che si tiene a dovuta distanza dalla specie umana, da lei considerata strana e repellente ma che, scrutata intensamente tramite le canzoni dei Suicide e i documentari sui mammiferi di Sir David Attenborough, esplora nel suo sorprendente mistero ritrovandosi contesa tra Bella, un forestiero che la sfida a calcetto dopo essere arrivato in città e il padre, il quale si prepara ad uscire in modo rituale da quello che ritiene un ventesimo secolo sopravvalutato.
Ed è una colonna sonora comprendente anche la sempreverde "Tous les garçons et les filles" di Françoise Hardy ad accompagnare i circa 95 minuti di visione che sembrano rifarsi in maniera evidente alla Nouvelle vague di taglio strettamente godardiano.
Tra universi interiori e il frequente ricorso ad ambienti vuoti atti probabilmente ad enfatizzare una certa solitudine di fondo, per un racconto su celluloide che, ponendo il dolore tra i suoi argomenti cardine, risulta di difficile comprensione e penalizzato da ritmi di narrazione eccessivamente lenti.
La frase: "Noi donne siamo il meraviglioso mistero del mondo animale".
Francesco Lomuscio
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