A qualsiasi prezzo
Non è comune vedere film statunitensi ambientati al di fuori delle grandi città. Anzi, si può dire che l'entroterra e le zone rurali degli Usa siano state trascurate per molto tempo in ambito cinematografico. In questo film vediamo una storia familiare ambientata ai giorni nostri in cui tutti è cambiato: persone, valori, tecnologie, tipi di sementi e strumenti commerciali. Anche l'agricoltura si è piegata alle leggi del marketing e niente è davvero come prima.
Ci sono delle cose che non cambiamo: i conflitti tra le generazioni e l'idea di realizzare e mantenere il sogno americano. A ogni costo, come recita letteralmente il titolo del film. Nei ruoli principali possiamo vediamo Dennis Quaid e Zac Ephrom, una scelta molto adatta alla situazione. Si capisce rapidamente che quello che il padre cerca di inculcare al figlio non è un sistema di valori degno di questo nome, ma la legge dei vincenti, un sistema di regole completamente immorale.
Questo passaggio corrotto di testimone non viene esplicitato, ma corre sotto la superficie di tutti i discorsi, le azioni e gli ideali di tutti i personaggi, finché non appare in tutto il suo orrore. Una vera epopea antieroica che però sente spesso una certa stanchezza in una messa in scena convenzionale e priva del carisma necessario a renderla "grande". Di sottofondo c'è un'idea di normalità che per certi versi è intrigante, ma nel momento in cui le situazioni diventano al limite dell'assurdo non c'è quella virata potente che potrebbe diventare davvero graffiante e tutto affonda un po' nella tristezza. Forse, come la civiltà occidentale, nell'interpretazione del regista Ramin Bahrani.
La frase:
"Siamo i primi in sette contee".
a cura di Mauro Corso
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