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Assassin's CreedLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio21 dicembre 2016Voto: 5.0
Non è a noi stessi, ma al futuro che dobbiamo rendere gloria.
È nell’Andalusia del 1492 che prende avvio la rilettura per il grande schermo di “Assassin’s creed”, videogame di Ubisoft che, uscito nel 2007 e generatore di almeno otto sequel e diversi spin-off che hanno venduto oltre cento milioni di copie in tutto il mondo, ha provveduto a proiettare i giocatori nel cuore di una una lunga e sanguinosa guerra secolare tra Assassini e Templari in diversi scenari, dal Rinascimento italiano alla fondazione degli Stati Uniti d’America, dall’età d’oro della pirateria nei Caraibi alla Francia rivoluzionaria.
Trasposizione che introduce nella continuity l’inedito personaggio di Cal Lynch, il quale, galeotto in attesa dell’esecuzione segnato da una tragedia vissuta in tenera età e con le fattezze del due volte candidato all’Oscar Michael Fassbender, vede inaspettatamente presentarglisi una seconda possibilità grazie ai misteriosi uffici delle Abstergo Industries, moderna incarnazione dei già citati Templari. Seconda possibilità rappresentata dal fatto che, intenta a trovare una cura per la violenza, la scienziata Sofia Rikkin alias Marion Cotillard decide di introdurlo al progetto Animus, basato su una rivoluzionaria tecnologia capace di sbloccare le memorie genetiche contenute nel dna dell’uomo e di inviarlo nella Spagna del XV secolo, dove rivive le esperienze del proprio antenato Aguilar de Nerha, membro della società segreta nota, appunto, come Assassini. Perché è in maniera evidente la tematica della redenzione a trovarsi al centro della oltre ora e cinquanta di visione che, orchestrata dallo stesso Justin Kurzel che aveva già avuto modo di dirigere nel 2015 i due attori nello shakespeariano “Macbeth”, è destinata a proseguire con il protagonista impegnato non solo a rivedere i ricordi del suo predecessore e ad acquisirne le abilità fisiche, ma anche a comprendere il proprio traumatico passato e il ruolo che ricopre nel conflitto secolare tra le due fazioni. Ma, se dal punto di vista estetico l’operazione riesce nell’impresa di rispecchiare in maniera piuttosto fedele il look generale dell’esperienza videoludica, da quello cinematografico si rivelano diversi gli aspetti che non convincono, a partire da un Jeremy Irons che – nei panni del visionario AD di Abstergo Industries, nonché padre di Sofia – non sembra aspettare altro che la riscossione della diaria. D’altra parte, è vero che i momenti maggiormente attesi dallo spettatore dinanzi ad una tipologia di spettacolo come questa sono quelli dedicati all’azione, ma è anche vero che non è sufficiente tirarne in ballo una manciata con il solo, evidente fine di intervallare l’infinità di chiacchiere procura-sonno. Tanto più che, al di là dei non eccelsi ma non disprezzabili scontri corpo a corpo, le vertiginose corse eseguite tra tetti e vecchi edifici concretizzate a suon di effettistica digitale e green screen appaiono sempre meno veritiere e coinvolgenti rispetto a quelle di passati action-movie meno tempestati di CGI. Magari, con un joypad da controllare tra le mani l’esperienza è divertente e interessante, ma non può fare a meno di risultare lenta e noiosa quando si è relegati esclusivamente ad assistervi. La frase dal film:
- "Agiamo nell’ombra per servire la luce" - "Siamo Assassini" I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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