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Asì - Così
Quanto si può scoprire di una persona osservandola per 32 secondi? E se la potessimo osservare ogni giorno per soli 32 secondi alla stessa ora? Questo sembra essere l'interrogativo alla base di "Asì" film dell'esordiente regista messicano Mario Jesus Lozano, presentato a Venezia per la 20° settimana della critica.
Ivan è un ragazzo di Monterrey che, soverchiato dal peso della propria mediocrità, ha deciso di vivere la propria esistenza protetto dalle mura domestiche, limitando al massimo le proprie scorribande nel mondo esterno alla libreria in cui lavora, e che non abbiamo mai la possibilità di vedere. Della vita di Ivan vediamo solo piccoli frammenti di 32 secondi, ripresi sempre alla stessa ora, la sera alle 11:32. Tra un frammento e l'altro, uno spazio indeterminato di tre secondi. Si tratta di riprese al limite della fissità, in cui prevale un tentativo di oggettività documentale. Più raramente possiamo vedere alcune riprese effettuate dalla telecamera digitale di Ivan, che si distaccano dalla secca fattualità dei 32 secondi perché più lunghe (ma sempre di multipli di 32) e perché in qualche modo riflettono il mondo interiore di Ivan in maniera tale da rinchiudere all'interno di esse il suo immaginario, piuttosto che una semplice descrizione del suo punto di vista. In queste parti più lunghe possiamo vedere cosa pensa Ivan dei suoi (pochi) amici e soprattutto di se stesso, della sua apatia e della sua impossibilità di progettare un futuro di qualsiasi genere. Ivan collabora con due artisti di strada con cui poi si lascia inconsapevolmente andare ad un bizzarro triangolo amoroso. Nonostante la crudezza e la sottomissione che caratterizza questo rapporto, forse sarà proprio questa vicenda che darà ad Ivan l'impulso ad aprirsi al di fuori del guscio che si è costruito.
Il film di Lozano con questo espediente tecnico e narrativo vuole raccontare la crescita e la maturazione di Ivan attraverso momenti che anche nella loro apparente casualità contribuiscono alla delineazione della sua personalità e del suo mondo interno ed esterno.
"Asì" tuttavia risente molto del carattere sperimentale di un operazione del genere, e sconta questo limite con una certa freddezza nel racconto, nonostante la vicinanza sia ridotta al minimo indispensabile. Il regista ha stabilito la durata del segmento temporale che domina la pellicola perché secondo lui la mente umana mantiene la propria attenzione solo per 32 secondi prima di distrarsi.
La frase: "Riuscirò sempre a pensare a me stesso come a una verdura, piuttosto che come un frutto".
Mauro Corso
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